Una volta contratto il Covid è possibile ammalarsi nuovamente? L’esperienza di oltre un anno di pandemia testimoniano che non è così frequente ma nemmeno impossibile. Gli scienziati stanno ancora studiando il fenomeno come in Danimarca dove il team di ricerca dello dello Statens Serum Institut di Copenhagen sta analizzando la cosiddetta “Immunità protettiva” da Covid-19, ovvero il grado di protezione che l’infezione conferisce al corpo umano nei confronti di una seconda reinfezione.

Il team ha analizzato il risultati dei tamponi effettuati durante la prima ondata (da marzo a maggio 2020) confrontandoli con quelli della seconda (da settembre a dicembre 2020). “Abbiamo riscontrato che la protezione nella popolazione è dell’80% o superiore nelle persone di età inferiore ai 65 anni, ma di circa il 47% nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni” scrivono gli autori della ricerca, i cui risultati completi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet.

Dunque la possibilità di reinfettarsi è più alta nelle persone più avanti con l’età. Il motivo è da ricercare nel sistema immunitario, che si evolve con l’età, “senescenza immunitaria”. “Questi cambiamenti influenzano il sistema immunitario innato e adattativo, oltre che il coordinamento delle risposte immunitarie, facendo sì che le persone più anziane siano più suscettibili alle malattie infettive emergenti. Inoltre, la riduzione di cellule T naïve è stata associata all’invecchiamento e a peggiori risultati di Covid-19”, scrivono gli autori dello studio.

Per questo motivo gli Stati hanno reputato fondamentale partire dalla vaccinazione dei più anziani. Dallo studio emerge anche un’altra informazione: “Non abbiamo identificato nulla che indichi che la protezione contro la reinfezione diminuisce entro sei mesi dall’infezione ha aggiunto Daniela Michlmayr, ricercatrice dello Staten Serum Institute e coautrice dello studio. “La nostra ricerca – ha concluso l’autore corrispondente, il professor Steen Ethelberg dello Staten Serum Institute – conferma ciò che molti altri studi sembravano suggerire: la reinfezione da Covid-19 è rara nelle persone giovani e sane, ma gli anziani corrono un maggiore rischio di reinfezione”.

Lo studio di Oxford su 90 volontari contagiati apposta

Per capire meglio la dinamica del secondo contagio l’Università di Oxford ha annunciato un controverso esperimento su 90 volontari che hanno già contratto il Covid. Si chiama Human Challenge e prevede di reinfettare apposta i volontari con il Covid 19. Uno studio che fa discutere perché l’infezione da Covid è ritenuta molto pericolosa. Già in precedenza erano state avviate challenge di questo tipo ma con virus più deboli.

I ricercatori intendono capire se c’è una dose di virus necessaria a reinfettare una persona e quanto influiscono le varianti. Particolare attenzione è posta sulla variante sudafricana e brasiliana perché proprio in Brasile e Sudafrica si sono riscontrati più casi di reinfezione. Lo studio punta a capire anche se la seconda infezione potrebbe avere caratteristiche diverse, ad esempio presentandosi in forma più lieve.

I volontari scelti hanno tra i 18 e i 30 anni, la categoria meno a rischio di complicanze. Si procederà prima all’iniezione nel naso di piccole dosi di virus per capire qual è la quantità minima in grado di causare una reinfezione. I volontari vivranno in isolamento in laboratorio per 17 giorni e per questo riceveranno un rimborso di 5.800 euro. In caso di infezione saranno curati con anticorpi monoclonali. L’idea di avviare questo studio è ancora controversa ma i passi avanti fatti nella lotta al Covid potrebbero convincere gli scienziati a procedere.

Nell’attesa di avere dati certi però bisogna rimanere prudenti: per questo motivo è indispensabile indossare sempre la mascherina anche per chi ha già contratto il Covid o si è vaccinato.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.