Una “bomba a orologeria” pronta a scatenare un “effetto domino” in tutta l’economia del Dragone. E’ l’economia cinese, seconda al mondo dopo gli Stati Uniti, la cui crescita è a rilento, al di sotto del 5% (+3,7% a luglio), fortemente condizionata dalla crisi del mercato immobiliare che rappresenta circa un quarto del Pil di Pechino. Economia che adesso dovrà fare i conti con il colosso Evergrande che ha dichiarato bancarotta presso una corte di New York.

La società, un tempo la seconda del settore in Cina per fatturato, era andata in insolvenza nel 2021 a causa del forte indebitamento, mandando in crisi l’intero mercato immobiliare del Dragone. Nelle scorse ore ha presentato istanza di protezione dal fallimento secondo il capitolo 15, che consente a un tribunale fallimentare statunitense di garantire il riconoscimento a un procedimento di insolvenza o di ristrutturazione del debito che coinvolge Paesi stranieri, impendendo ai creditori di farle causa o di bloccarle beni negli Stati Uniti.

Non solo Evergrande. Anche l’astronomico indebitamento del gigante immobiliare cinese, Country Garden, sta preoccupando i mercati. Il gruppo, un tempo considerato finanziariamente solido, il 14 agosto scorso non è stato in grado di rimborsare due rate di interessi sui prestiti e rischia formalmente il default a settembre se non paga.

Evergrande recentemente aveva 330 miliardi di dollari di passività, ovvero circa il 2% dell’intero prodotto interno lordo della Cina. Una cifra astronomica che cristallizza il rallentamento della crescita di Pechino. Nel marzo di quest’anno, Evergrande aveva presentato un piano di ristrutturazione multimiliardario per rimborsare i suoi creditori internazionali. La società aveva più di 270 miliardi di dollari di passività totali, rendendo il piano di ristrutturazione il più grande mai realizzato in Cina.

Per sostenere una crescita superiore al 5%, che per Pechino significa poter assicurare a tutti coloro che si affacciano sul mercato del lavoro un posto e uno stipendio, la People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ha recentemente abbassato il tasso di riferimento per i prestiti a medio termine – una mossa che abbassa i costi di finanziamento delle banche per incoraggiarle a concedere più credito e a condizioni più favorevoli tagliandolo al 2,65% contro il 2,75% precedente, già abbassato a giugno.

 

Redazione

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