La separazione delle carriere al centro dell’ultima puntata de L’Ora del Riformista dal titolo ‘Malagiustizia all’italiana’. Protagonisti, oltre al moderatore Aldo Torchiaro, Gian Domenico Caiazza (avvocato penalista e direttore di PQM, l’inserto del Riformista sulla giustizia), Tiziana Maiolo (già deputata e oggi firma di punta del nostro giornale) Rinaldo Romanelli (segretario dell’Unione Camere Penali Italiane) e Francesco Paolo Sisto (viceministro della Giustizia).

Per Maiolo il Governo sta facendo “benissimo ad accelerare i tempi per la separazione delle carriere, una riforma fondamentale voluta sin dai tempi di Berlusconi. Ho però il timore che in nome di questa grande riforma si trascurino altri provvedimenti: penso all’abolizione dei reati associativi. Da giornalista poi non trascurerei la questione mediatica: è capitato che i giornali abbiano suggerito, loro davano l’imbeccata e la magistratura eseguiva”. Secondo Romanelli, la separazione delle carriere non è figlia della destra, come molti credono oggi, ma proviene dalla cultura garantista.  “Tutto quello che accade in fase di indagini – ha aggiunto – è sotto la signoria anche del giudice che dovrebbe rappresentare un limite per il potere del pubblico ministero perché le persone non si mettono in galera senza un’ordinanza di custodia cautelare del gip. Il tema sta nel rapporto tra pm e giudice nella fase iniziale delle indagini: si rischia invece che il giudice per salvare l’indagine, salvi anche quel sentimento comune di insicurezza sociale, l’unico che l’ordinamento evoluto può dare a questo potere enorme delle procure è il limite del giudice”.

Caiazza invece si è soffermato sulla recente condanna in primo grado che ha coinvolto Alfredo Romeo, editore del Riformista. “Persino sull’aereo preso con la famiglia per andare in vacanza vennero messe delle cimici per intercettarlo” spiega il penalista facendo riferimento all’ipotesi originaria dell’inchiesta, “cointeressenza con la camorra per ottenere appalti di pulizia nell’ospedale Cardarelli di Napoli”, ma “alla fine la procura porta a giudizio sostanzialmente tre fatti di corruzione”. Dei tre “il più famoso è quello del regalo di una pianta ornamentale, il mirtyllocactus. Originariamente il pm Woodcock parlava di centinaia di euro ma alla fine si è scoperto costasse ottanta euro. La procura ha impiegato ingenti risorse pubbliche per questa inchiesta salvo poi presentarsi al dibattimento con poca roba. Che cosa succede? Che per il giudice prendere atto di un naufragio del genere avrebbe un impatto sulla credibilità del pm e scatta così un meccanismo, persino inconscio a mio avviso, di difesa della credibilità della giurisdizione come tale. Un altro caso analogo è quanto accadde ad Ottaviano Del Turco”.

Conclusioni, sulla separazione delle carriere, affidate a Sisto: “Siamo quasi al rush finale, nonostante dalla minoranza ci sia stato tanto ostruzionismo strumentale. Qualcuno si è astenuto con la motivazione che è ‘troppo poco’. I Cinque Stelle sono invece per il sorteggio: insomma abbiamo avuto risposte variegate dall’opposizione”. Tra le critiche ricevute c’è anche quella dell’Anm: “Da uno di loro recentemente mi sono sentito dire che la magistratura ha più gradimento del Governo. In questa affermazione c’è tutta la spocchia di chi pensa di paragonare chi ha una legittimazione popolare per governare a chi vince un concorso e pensa di essere il correttore etico della politica”.

Giuliano Vacca

Autore