Parterre d’eccellenza ieri all’assemblea di Confartigianato, cui hanno partecipato anche il presidente Meloni e i ministri Tajani e Fitto. “La politica deve riconoscere concretamente il nostro ruolo di costruttori di futuro eliminando i tanti ostacoli che frenano i nostri sforzi per agganciare la ripresa”, è stata questa la colonna portante dell’intervento del presidente Marco Granelli. “C’è ancora molto da fare per liberare le nostre energie – ha detto a nome degli artigiani italiani – 4,5 milioni di artigiani, di micro e piccole imprese italiane, con 11 milioni di addetti, sono il motore del made in Italy che va alimentato con il carburante della fiducia. Abbiamo bisogno di un ambiente favorevole al fare impresa”.

Il rapporto che Confartigianato ha presentato fotografa un habitat poco favorevole per gli imprenditori che si sforzano di agganciare la ripresa. Tra novembre 2023 e gennaio 2024 le imprese artigiane copriranno il 59,6% del totale delle assunzioni previste dalle imprese. Il rapporto ha evidenziato come un macigno la pressione fiscale che nel 2023 fa registrare 28,8 miliardi di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all’Eurozona, pari a 488 euro pro capite in più. Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nell’ultimo anno il costo dell’energia elettrica per una Pmi italiana è superiore del 35,6% rispetto alla media europea, mentre il costo del gas supera del 31,7% la media Ue.

La competitività delle imprese per Confartigianato

Sulla competitività delle imprese – secondo Confartigianato – pesa anche il costo del denaro: a causa della stretta monetaria e del caro-tassi, le piccole imprese, tra luglio 2022 e luglio 2023, hanno pagato 7,4 miliardi di maggiori oneri finanziari. A drenare risorse è anche l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese che pesa lo 0,82% del Pil, pari, quest’anno, a 16,8 miliardi di mancata crescita. Secondo l’indicatore di maggiore pressione burocratica sulle imprese elaborato da Confartigianato, l’Italia si colloca al 3° posto tra i 27 paesi Ue, dietro a Romania e Grecia e davanti a Francia (4° posto), mentre sono in posizioni migliori la Spagna (6° posto) e la Germania (18° posto). Sono tutti punti evidenziati nella relazione all’assemblea del presidente di Marco Granelli, come quello della mancanza delle competenze che le imprese che hanno bisogno di assumete. “Gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa sono ostacolati anche dal gap scuola-lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata. Le aziende sono ‘alla ricerca del talento perduto’ e il costo della difficoltà di reperimento di personale per le piccole imprese è di 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto persi per i posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi. Tutto questo a fronte del grande spreco rappresentato da 1,5 milioni di giovani 25-34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro. Un numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea per giovani inattivi”.

Ostacoli e manovra

“Noi piccoli imprenditori creiamo lavoro, siamo produttivi e sostenibili, investiamo in innovazione, esportiamo”, ha detto il presidente Granelli. L’accento è sugli ostacoli che frenano le Pmi, bisogna “sgombrare la strada dai tanti ostacoli sul cammino degli imprenditori”. Confartigianato chiede “politiche economiche a misura di artigiani e di micro e piccole imprese”. Nella relazione richiama “l’intelligenza artigiana per costruire il futuro sostenibile del made in Italy”, l’Europa come “motore di sviluppo”, tecnologia e sostenibilità che nella sfida delle transizioni “devono convergere”. E sulla manovra: bene la “barra dritta” sulla tenuta dei conti pubblici. “Tutto questo, tuttavia non deve tradursi in un cambiamento della direzione che deve restare orientata alla crescita”. “Occorre realizzare il giusto equilibrio tra le scelte di rigore e le indispensabili opzioni per la crescita. Riconosciamo al Governo l’impegno per riformare il contesto in cui si muovono le imprese, ad esempio sui fronti del fisco e della burocrazia, per cercare un equilibrio, anche con la manovra economica, tra le scelte di rigore e le regole di bilancio europee e le opzioni per la crescita, per dare attuazione al Pnrr. Ma c’è ancora molto da fare. Per finanziare i nostri progetti di sviluppo serve una banca pubblica dedicata alle micro e piccole imprese e il Fondo centrale di garanzia deve sostenere chi merita credito. Le risorse del Pnrr vanno usate anche per sostenere i nostri investimenti in tecnologia e innovazione, rinforzando il programma Transizione 4.0 e la Nuova Sabatini”.

Il cardinal Zuppi e l’intervento sui giovani

All’assemblea ha partecipato anche il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, sottolineando la difficoltà occupazionale che devono affrontare i giovani oggi: “Quanti giovani neet… Non può non preoccuparci. C’è tanta fragilità che tanti vivono e che esprimono chiudendosi, oppure tanti giovani che vanno all’estero. Sono 120mila, tutti gli anni, le persone che vanno fuori dall’Italia, curiosamente sono persone del nord. Il 75% va in Europa. Oggi andare a lavorare a Berlino è diverso da quando andavano i nostri nonni o genitori che andavano in un altro mondo”. “C’è una maggiore apertura all’Europa ma se ci vanno perché lì guadagnano, e qui no, ci resto male”, ha detto il cardinale. “Quando l’economia va contro la persona” vuol dire che “c’è qualcosa che non va, che va corretto. La dottrina sociale della Chiesa ha sempre al centro la persona”, ha sottolineato Zuppi. “L’economia se non ha al centro la persona perde se stessa, impazzisce”. Poi il cardinale ha parlato del ruolo dell’artigianato e ha sottolineato: “Il più grande artigiano è il Padre Eterno perché riesce a fare delle cose straordinarie con il poco, comincio da me stesso, che ha”.