Prendere tempo. Ancora. Per tentare di ridurre quello che col passare delle ore assomiglia sempre di più a un isolamento. Un arrocco. E provare ancora a giocare la carta dei Responsabili per sostituire Italia viva nella coalizione di maggioranza. Alle prese con due dossier bollenti – riapertura della scuola e piano vaccini – Giuseppe Conte decide di allungare i tempi dell’ora X. Quella in cui decidere cosa fare. Tutte le forze di maggioranza sono in pressing per un soluzione rapida. Tutte concordano sul fatto che ci debba essere “il cambio di passo” e “la svolta”.

Divergono le modalità con cui questo passaggio deve avvenire. Pd, almeno la delegazione al governo, Leu e M5s non vedono alternative al fatto che sia Giuseppe Conte a guidare questo ennesimo passaggio della legislatura. Italia viva, ma anche i gruppi parlamentari del Pd la cui distanza dalla delegazione al governo non va sottovalutata, non ne fanno tanto una questione di chi ma di “come” e “quando”: se Conte è in grado di garantire la svolta, allora lo faccia. Mettendo da parte una volta per tutte immobilismo e indecisioni. Per i renziani lo schema non cambia e la strada sembra segnata: Italia Viva chiede un sostanziale cambio di squadra “non per una o due poltrone in più che anzi noi siamo disposti a cedere anche subito ma perché d’ora in poi non sono più ammessi errori e meno che mai tentennamenti nelle scelte del governo”. E questo “cambio di passo” e “svolta” può essere tale solo con un cambio radicale della squadra di governo e dell’agenda. Quindi un Conte ter che passa da una crisi di governo pilotata: dimissioni (ma non sfiducia in aula), salita al Colle e reincarico con presupposti chiari e diversi da quelli attuali.

Semplicemente “ridicolo” – ha detto Matteo Renzi nella e-news recapitata a fine mattinata, quando è stato chiaro che un’altra giornata sarebbe passata senza nulla di fatto – “se qualcuno pensa che abbiamo fatto tutto questo baccano per prendere un ministero in più”. Nel caso, questo “qualcuno” deve “farsi vedere. Possibilmente da uno bravo”. Il messaggio è preciso: più palazzo Chigi fa uscire veline con ipotesi di rimpasto, uno a me, uno a te, Renzi agli Esteri, Renzi alla Difesa, tutto per sminuire una battaglia invece di “merito”, più si avvicina il momento in cui la delegazione di Italia viva lascerà il governo aprendo la crisi di governo. Quella vera.

Anche la vigilia della Befana, che doveva essere il giorno della verità, passa quindi senza un nulla di fatto. Palazzo Chigi rinvia “ai prossimi giorni” il Consiglio dei ministri che già il 30 dicembre avrebbe dovuto approvare la nuova bozza del Piano di rilancio (Pnrr) italiano. Data in arrivo la notte scorsa, la nuova bozza elaborata dal Mef “dopo aver ascoltato e valutato – si precisa – tutte le richieste delle forze di maggioranza (Iv aveva fatto 62 rilievi, ndr)” arriverà questa mattina. Comunque in giornata. Prima di convocare il Consiglio dei ministri, Conte vuole però fare una verifica con i singoli partiti. Sarebbe quella la sede della verifica politica invocata e attesa. La data dovrebbe essere tra il 7 e l’8 gennaio. Per poi andare in Cdm ai primi della prossima settimana.
Resta da capire se questo tempo in più è una necessità oggettiva per costruire nuovi scenari. Oppure se il premier abbia invece deciso di andare allo showdown e procedere alla conta in aula.

Ecco che questo nuovo rinvio potrebbe puntare a trovare quella pattuglia di “12 piccoli indiani responsabili” (questo il consiglio supertattico di Travaglio) che levino di mezzo una volta per tutto il nodo Renzi. I contatti tra palazzo Chigi e il senatore Fantetti (ex Forza Italia, ora gruppo Misto) sarebbero tornati ieri “assai intensi”. Il senatore vanta di avere un jolly in tasca: una nuova componente al Senato di almeno dieci senatori. Data per spacciata e cestinata questa ipotesi non più tardi di 48 ore fa, sarebbe tornata in auge in queste ore anche grazie a nuovi contatti nel Misto tra gli ex 5 Stelle. Sarebbero stati contattati anche due senatori di Iv che hanno però subito informato il loro leader. Da non sottovalutare anche alcuni messaggi arrivati da Giovanni Toti e dalla sua pattuglia di otto parlamentari (3 senatori e quattro deputati) della componente Cambiamo. Toti ha aperto a un esecutivo di “salute pubblica” con tre priorità fondamentali all’ordine del giorno: piano vaccinale, utilizzo della linea di credito del Mes per la Sanità ed elaborazione del Piano di ripresa. A queste condizioni «nessuno potrebbe chiamarsi fuori dalla responsabilità di far uscire il Paese dall’emergenza sanitaria ed economica». Toti precisa anche che «è il tempo dei Responsabili ma questo non significa dare la fiducia a questa maggioranza».

In questa chiave lasciano il segno anche le parole di Luigi Di Maio che chiede di «allargare alle opposizioni le scelte del Piano di rilancio». Tutto, dice il leader dei 5 Stelle, tranne che il voto anticipato. «Andare avanti ad ogni costo, con responsabilità, nell’interesse del Paese» è la posizione su cui dopo varie tribolazioni stanno convergendo i parlamentari 5 Stelle.

Il rinvio di Conte si tinge dunque di “giallo”. In serata si rincorrono ipotesi e scenari. Il Pd manda avanti il vicesegretario Andrea Orlando in pole, nell’ipotizzato rimpastone, per un ruolo di primo piano, ad esempio vicepremier. «Non sono così sicuro – dice – che si debba escludere il ritorno alle urne». Forse, ma di sicuro non prima della primavera 2022, dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Parla invece e con voce stizzita il Pd a livello di gruppi parlamentari. «Parliamoci chiaro – dice una senior Pd – qui tutti sappiamo che Renzi ha dato voce a ciò che molti di noi pensano. Al di là dei metodi, i contenuti sono condivisi. E nessuno di noi accetterebbe mai di andare avanti con una maggioranza garantita dai Responsabili in sostituzione di una forza come Italia viva che appartiene comunque alla nostra metà campo di gioco». Peccato che questa bocciatura netta dell’operazione Responsabili non sia mai giunta in queste ore dalla segreteria dem. Ufficialmente Conte parla di vaccini e rivendica la bontà del piano del commissario Arcuri. Ma siamo al 30% scarso di scorte utilizzate.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.