Obiettivo crescita salari
Contrattazione collettiva: la strada oltre il salario minimo

Sul salario minimo si dibatte a lungo e spesso, perdendo il focus sull’obiettivo.
L’idea di un minimo salariale stabilito dalla legge nasce dall’esigenza di voler garantire uno stipendio dignitoso a tutti i lavoratori con l’obiettivo anche di prevenire lo sfruttamento e la povertà salariale. Va però ricordato e sottolineato che, nel terziario, esiste già uno strumento che garantisce una remunerazione dei lavoratori superiore a ciò che viene chiesto come salario minimo: la contrattazione collettiva nazionale del lavoro. Un valore aggiunto rispetto ad un’imposizione legislativa perché permette ai lavoratori e ai loro rappresentanti di negoziare le condizioni di lavoro direttamente con i datori di lavoro tenendo conto delle specifiche esigenze settoriali e aziendali.
Nel terziario vi è infatti la contrattazione collettiva più diffusa a livello nazionale che si applica a oltre 2,8 milioni di lavoratori. Tutelando le collaboratrici e i collaboratori di aziende della distribuzione, dei servizi, della ristorazione, della ricettività e dell’accoglienza. Ma soprattutto è una contrattazione che non solo garantisce un salario minimo orario già superiore a quello che si vorrebbe imporre per legge, ma ne aggiunge valore attraverso il welfare aziendale. Ed è questo il valore della contrattazione e dei corpi intermedi: garantire principi di equità e di equilibrio, ma anche di sostenibilità economica e sociale tra imprese e lavoratori.
La crescita dei salari può, in generale, realizzarsi solo con misure di effettiva riduzione strutturale del costo del lavoro, e con interventi di detassazione degli aumenti contrattuali. Un incentivo all’occupazione, ma anche uno stimolo per la crescita.
Ciò che preoccupa di più le imprese in quest’autunno è, infatti, la perdita di potere di acquisto delle famiglie con conseguente calo dei consumi. A ciò si sommano i timori per i rincari di materie prime ed energia.
Solo pochi giorni fa l’area Ambiente ed Energia di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza aveva calcolato un rincaro complessivo, fra energia elettrica e gas, prossimo al 30%. In particolare, per l’energia elettrica il prezzo di settembre era stato più alto del 19% rispetto al prezzo medio 2016-2022. Poi è arrivato il drammatico conflitto nei territori tra Israele e Palestina dove è difficile poter anche solo immaginare tanta violenza terroristica su civili innocenti. E come è successo, e continua a succedere, in Ucraina, anche le conseguenze della guerra in Israele, oltre ad aprire una gravissima crisi umanitaria, stanno provocando ripercussioni di portata globale sulla geopolitica e sull’economia. E il costo dell’energia è stato tra i primi a subirne le conseguenze. In pochi giorni il prezzo dell’energia elettrica ha avuto un aumento del 56%, quello del gas del 71%. Andamento che è destinato a peggiorare ulteriormente nel breve periodo.
© Riproduzione riservata