La legge di bilancio e i pasticci
Cosa è lo scudo penale e perché non c’è più nella manovra, via un’altra misura simbolo

Leo Longanesi diceva che ci sono dei “Buoni a nulla, ma capaci di tutto”. Non poteva ancora riferirsi al governo Meloni, ma la definizione calza a pennello. Perché l’esercizio provvisorio, l’armageddon che tutti i governi della storia repubblicana fino a ora erano riusciti a evitare, è ormai a un soffio. Se il Dl Aiuti quater si inserisce sulla legge di bilancio con il sostegno al caro energia prorogando misure del governo Draghi come crediti d’imposta e taglio delle accise, al momento di andare in stampa della legge di bilancio non c’è neanche l’ombra.
Il pacchetto numero sei degli emendamenti è un oggetto ancora non identificato: assomma i desiderata dell’uno e dell’altro in un pulviscolo di voci che compaiono e scompaiono. Tra quelle scomparse ieri, lo scudo penale tributario. La commissione Bilancio è diventata l’anticamera in cui da giorni arrivano misure senza copertura, emendamenti senza parere del governo, una sala d’attesa in cui ogni giorno le opposizioni assistono attonite alla maggioranza che fa e disfa. Il capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera, Virginio Merola boccia senza appello la prima vera prova della maggioranza: «Sotto gli occhi di tutti si scaricano tensioni di maggioranza sui lavori della Camera, emendamenti del governo riscrivono la manovra quasi completamente, cosa mai successa. Non hanno un accordo politico sui temi di fondo e colpiscono il ruolo delle opposizioni senza rispetto. Siamo di nuovo al punto di partenza, dopo giorni».
Nella sostanza la manovra è piena di tagli su sanità, scuola, pensioni. Con la tentazione di regalare ai club di serie A quanto viene sottratto al capitolo welfare. Matteo Renzi è furioso: «Recuperano 230 milioni di euro che era il budget della 18App, cancellano i soldi per i giovani e la cultura, via i 230 milioni di euro, e dove li mettono? Nelle società di Serie A, per i presidenti indebitati e spesso incapaci delle società di serie A. Una manovra da Robin Hood al contrario: si toglie alle misure per il contrasto alla povertà e si regalano ai più ricchi presidenti dei Club del campionato». Per i quali il regalino di fine anno ammonterebbe a 900 milioni. Ammonterebbe, perché di certezze non se ne hanno. Si va verso un nuovo slittamento dell’arrivo della manovra in aula alla Camera: non più oggi ma domani, giovedì 22, “con il voto di fiducia venerdì 23”, secondo la previsione di Debora Serracchiani, capogruppo del Partito democratico. L’esame degli emendamenti tarda ancora. Quelli dei relatori sono 30, più i pacchetti dei gruppi: «Non aspettatevi grandi sorprese – spiega il forzista Roberto Pella, tra i relatori della manovra – ma alcuni assorbiranno anche le proposte delle opposizioni».
Non ci sarà, viene assicurato, lo scudo penale per i reati fiscali, motivo per il quale il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte può festeggiare: «Il nostro atteggiamento preventivo ha dato i suoi frutti, ora sorveglieremo affinché non torni di nuovo l’intenzione di ripresentarlo». È ancora il capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera, Merola a chiamare il sipario: «Si configura, con altri provvedimenti come i condoni, la Flat tax, il tetto di esenzione al Pos, il tetto alzato ai pagamenti in contanti, una manovra di bilancio per il reddito da evasione». In questo caos, il Terzo polo ha proclamato l’Aventino: «Fin quando si riunirà la commissione noi non parteciperemo più. Avranno un’opposizione in meno a disturbare. Quando il provvedimento andrà in aula parteciperemo», ha detto Luigi Marattin. Tra il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, Carlo Calenda e lo stesso Marattin sono volate parole grosse, al culmine di una tensione che dimostra lo sfibramento del centrodestra. “Marattin è un miracolato”, si è sfogato Ciriani, Fratelli d’Italia. “Ciuccio e presuntuoso”, gli replica Calenda. Se le opposizioni sono tre, sono tre anche le maggioranze. Perché ciascuno dei tre partiti che la compongono prova a forzare, a fare la sua manovra.
E se i falchi della Lega e di Fdi sparano a zero sulle opposizioni, ecco emergere Roberto Pella, relatore della manovra per Forza Italia, nel ruolo di pontiere. «All’opposizione va reso merito e va ringraziata – ha messo le mani avanti l’esponente azzurro -. Si riparte con la presentazione degli emendamenti dei relatori per chiudere una manovra che possa avere la soddisfazione di tutti. Negli emendamenti saranno assorbite anche proposte di tutte le forze politiche». E rassicura: «Non entra in manovra alcun emendamento su uno scudo penale per i reati fiscali». Giorgia Meloni fa sapere che i lavori devono andare avanti spediti per chiudere la manovra entro questa settimana. I parlamentari di opposizione e maggioranza non vedono l’ora, al termine di due settimane di lavori no stop. Forse anche per segnalare lo stress subìto, ieri hanno fatto sapere di convergere su una misura di interesse generale: il rifinanziamento del bonus psicologo entrerà in manovra. Stavolta con il benestare di tutti.
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