Come sempre da diversi anni a questa parte, il giorno dopo ogni tornata elettorale prende corpo per qualche ora un veloce dibattito sull’astensione crescente, sulle ragioni sociali, politiche e culturali di questa disaffezione che investe le democrazie mature.

A ogni livello – dalle elezioni amministrative a quelle europee – sono sempre più i cittadini che preferiscono restarsene a casa, fare o dedicarsi ad altro, piuttosto che scegliere la matita e la scheda e votare i propri rappresentanti. In queste circostanze si ripete a pappagallo che l’astensione è oramai diventato il primo partito degli italiani. Nelle recenti elezioni liguri, con la vittoria del candidato di centrodestra Marco Bucci per poco più di 8mila voti, la perdita di elettori rispetto alla tornata del 2020 è stata di ben 8 punti percentuali.

Cosa fanno gli italiani invece di andare a votare

Adesso è assai probabile (anzi, mi spingo oltre, è quasi certo) che buona parte di quel 45,97% di elettori liguri che domenica e lunedì si è recato in uno dei 1.785 seggi fosse contemporaneamente impegnata anche a fare altro, senza dannarsi più di tanto per essere in fila ad attendere il proprio turno, per la difficoltà a trovare un parcheggio nelle vicinanze della sezione, per essersi inzuppato a causa della pioggia battente, oppure solo perché non ricordava dove aveva riposto la tessera elettorale. Grazie allo smartphone c’era chi si preoccupava di prenotare un tavolo al ristorante, chi invece si ordinava due gustose focacce alla cipolla con consegna a domicilio alle 21 in punto. Così come c’era chi, in attesa di esercitare il più importante diritto-dovere costituzionale in una democrazia, il voto libero e segreto, controllava la lista degli addebiti della carta di credito, pagava la bolletta della luce, acquistava un libro, una cover per l’Ipad su Amazon o un bellissimo paio di scarpe su Zalando.

Per farla breve, perché l’elenco potrebbe essere lungo e vasto, non passa giorno in cui non utilizziamo almeno una volta qualche applicazione digitale per semplificarci le cose e la vita. A tal proposito – per confrontare percentuali diverse ma che hanno in questo ragionamento un loro comune retroterra – nel 2022 il 48,2% della popolazione di 14 anni e più ha fatto acquisti online, quindi un italiano su due, mentre nella fascia dai 20 ai 24 anni poi questa propensione passa addirittura al 75,7%, quindi più dei due terzi.

La scorciatoia digitale

Credo che a questo punto si sia compreso dove il ragionamento vuol andare a parare: siamo così tanto abituati a utilizzare la scorciatoia digitale per un ventaglio ampio di attività (ad esempio pensiamo alla raccolta di firme per i referendum costituzionali dove, grazie allo SPID, è diventato più semplice e rapido raggiungere la soglia delle 500mila sottoscrizioni) che diventa incomprensibile perché mai questa strada non possa essere imboccata anche per ridurre le sacche di astensionismo.

Sul tema della digitalizzazione del voto e dei processi che lo rendono possibile, l’ultimo contributo è il “Libro Bianco per la partecipazione dei cittadini. Come ridurre l’astensione e agevolare il voto”, presentato a maggio del 2022 ed elaborato dalla Commissione parlamentare sull’astensionismo coordinata da Franco Bassanini. Il lavoro della Commissione, rimasto come altri lettera morta, proponeva una serie di soluzioni timide ma non risolutive: si partiva dalla digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali, il voto anticipato presidiato, oppure il voto nel giorno delle elezioni ma in seggi diversi dal proprio e l’individuazione di sedi alternative per l’ubicazione dei seggi.

Insomma, nulla di veramente rivoluzionario o di risolutivo. Tutto sommato però, considerando anche gli ultimi clamorosi sviluppi delle indagini sulla vulnerabilità degli archivi digitali, forse almeno per un po’ è meglio tenersi ben stretta la matita per quanto concerne il voto.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).