L'analisi
Cosa sta accadendo in Siria, i ribelli fanno tremare il regime di Assad: il terzo fronte di una guerra che coinvolge Russia, Israele e Turchia
I miliziani di Tahrir al-Sham si sono mossi sul campo con modalità simili a quelle viste sul terreno ucraino. L’analista Homsi al Riformista: «I droni Shaheen sono entrati per la prima volta nelle operazioni militari»
Dopo Gaza e il sobborgo meridionale di Beirut, un altro covo del cosiddetto “Asse della resistenza” sta per cadere e questa volta non per mano diretta di Israele. Le milizie dell’opposizione siriana hanno iniziato mercoledì scorso un’offensiva su Aleppo e Idlib che ha colto di sorpresa le forze del regime di Bashar al-Assad, rimaste sguarnite dalla ritirata delle forze russe impegnate in Ucraina e delle milizie Hezbollah impegnate nel sud del Libano.
Il risultato è che dopo due giorni di combattimenti il governo siriano sta perdendo il controllo di Aleppo ed è stato costretto a inviare rinforzi sul campo e chiedere l’aiuto della Russia, con un viaggio lampo del presidente siriano Assad a Mosca. Si tratta quindi di una situazione eccezionale come spiega l’analista siriano, Ramez Homsi, al Riformista. Gli sviluppi geopolitici in Medio Oriente hanno certamente creato un’occasione d’oro per lanciare l’offensiva, segnando un notevole ritorno all’attività militare nel nord della Siria dopo anni di relativa calma in seguito all’annuncio di un accordo di allentamento della tensione tra Russia e Turchia nel 2019. Secondo l’esperto esistono diversi scenari che ci portano a credere che questo attacco sia stato lanciato per ragioni politiche. Sembra che la Turchia voglia avvertire il presidente siriano che è in grado di destabilizzarlo, soprattutto perché Assad ha rifiutato più volte di incontrare Erdoğan.
La vera novità, secondo l’esperto, è l’entrata in scena in qualche modo delle forze ucraine. «Questo attacco è arrivato con un nuovo supporto militare, vale a dire i droni Shaheen, che sono aerei entrati per la prima volta nelle operazioni militari, e questo tipo di armi è recentemente arrivato con il sostegno del governo ucraino contro le forze russe in Siria. Questa situazione rappresenta un cambiamento importante dopo un periodo di cessate il fuoco e relativa calma, che potrebbe cambiare il panorama strategico del conflitto siriano». L’analista siriano non è l’unico a ritenere che la crisi ucraina sia legata a questa vicenda. Anche gli analisti dell’emittente al-Arabiya, commentando durante la diretta fiume gli scontri di Aleppo, hanno spiegato che «i miliziani di Tahrir al-Sham si sono mossi avanzando su tre direttrici diverse e muovendosi usando modalità simili a quelle viste sul terreno ucraino». Parlano inoltre di nuove armi di cui sono equipaggiati i ribelli. Resta il fatto che l’offensiva lanciata mercoledì dall’opposizione siriana nel nord della Siria ha sorpreso tutti.
Secondo l’esperto militare iracheno Muhannad Al-Azzawi, citato dalla tv Al Jazeera, i recenti movimenti militari sono il risultato di diversi fattori, tra cui il danno alle capacità di Hezbollah dopo la guerra con Israele e il movimento limitato dell’Iran in Siria. L’esperto militare iracheno ha fatto riferimento a report in cui si parlava per la prima volta del sostegno militare occidentale all’opposizione siriana, con l’obiettivo di aprire un nuovo fronte contro la Russia, per la quale la Siria non è più una priorità a causa delle sue preoccupazioni con la guerra in Ucraina.
Diversa invece è la versione degli analisti di Damasco, come il generale siriano in pensione Mohammed Abbas. In un colloquio con il Riformista, l’ex ufficiale spiega che «Israele non è riuscita a far cadere la Siria e quindi ora riprende con l’uso del Fronte al-Nuṣra e del cosiddetto Fronte di Liberazione del Sham dentro al quale ci sono anche i gruppi del Turkmenistan e dei ceceni che sono giunti in Siria dalle zone dell’Asia centrale – spiega Abbas – Non c’è dubbio che tra loro ci sono anche terroristi siriani che operano in gruppi considerati da Damasco come dei proxy dell’esercito turco sul terreno. Queste forze approfittano di quanto avvenuto in Libano e della volontà di Israele e degli Usa di cambiare gli equilibri in Siria accendendo il fuoco a Idlib e Aleppo».
In questo modo, per il Generale, «non è necessario per loro intervenire sul terreno». L’obiettivo è quello di distruggere il regime siriano e dividere il paese in tanti cantoni. L’analista ricorda infatti come la scorsa settimana Israele ha condotto un raid aereo proprio sulla zona sud-est di Aleppo contro una sede delle forze di Assad, nel quale ha perso la vita anche un ufficiale delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Si tratta della stessa postazione che è stata poi presa di mira pochi giorni dopo dalle milizie dell’opposizione siriana per dare il via alla loro offensiva. Risulta chiaro quindi per l’ex ufficiale siriano «l’obiettivo che è quello di minare lo Stato siriano».
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