Dopo le accuse sull’utilizzo di presunte bombe al fosforo bianco (da parte dell’esercito russo) e la presenza in Ucraina, secondo il ministero della Difesa di Mosca, di laboratori per le armi biologiche con il coinvolgimento di un fondo di investimento guidato da Hunter Biden, figlio del presidente Biden, la guerra sul presunto utilizzo di armi chimiche e biologiche non si placa.

“La Russia si prepara a usare veleni e altre sostanze chimiche contro gli ucraini, mentre agli ufficiali razzisti vengono dati degli antidoti”. E’ quanto sostengono gli analisti volontari di InformNapalm, citati su Telegram da Ukraine Now, che avrebbero prove che all’esercito russo sono stati dati antidoti a determinati tipi di veleno, incluso l’agente nervoso paralizzante ‘Sarin’, un gas nervino con effetti paralizzanti classificato come arma chimica di distruzione di massa. Si tratta di un veleno 26 volte più letale del cianuro. Il 20 marzo, sarebbero state rilasciate fiale con atropina al personale di comando delle forze d’invasione della Federazione Russa. L’atropina, insieme alla pralidossima, si usa come antidoto per l’avvelenamento chimico.

La Federazione Russa è già stata accusata di aver usato armi chimiche in Siria, dove avrebbe colpito i civili contrari al regime di Bashar al Assad in almeno trecento attacchi. L’esposizione al gas Sarin è letale anche a concentrazioni molto basse e la morte può verificarsi entro dieci minuti dopo l’inalazione diretta a causa del soffocamento da paralisi respiratoria, a meno che gli antidoti non vengano somministrati rapidamente.

Le persone che invece assorbono una dose non letale, ma non ricevono cure mediche immediate, possono subire danni neurologici permanenti. Un’adeguata concentrazione di vapori è in grado di attraversare la pelle, rendendo non sufficiente l’uso di una maschera antigas.

Come gli altri agenti nervini, il Sarin colpisce il sistema nervoso degli organismi viventi, in particolare mammiferi e uccelli. E’ in grado di neutralizzare l’acetilcolinesterasi, un enzima presente nello spazio sinaptico all’estremità dei neuroni che in condizioni normali serve a distruggere l’acetilcolina, un neutrotrasmettitore che dovrebbe essere eliminato dopo l’uso. In assenza di acetilcolinesterasi, l’acetilcolina non viene eliminata e si accumula nello spazio intersinaptico, ciò rende impossibile la trasmissione dell’impulso lungo le fibre nervose danneggiando il loro funzionamento e dando luogo a una serie di effetti a cascata.

I primi sintomi dell’esposizione a Sarin sono difficoltà respiratoria e contrazione delle pupille. Segue una perdita progressiva del controllo delle funzioni corporee, salivazione, spesso si verifica vomito e perdita di urina e feci. 

Oltre all’utilizzo in Siria, sono tre le occasioni accertate in cui il gas Sarin è stato utilizzato: 1988 dai militari dell’Iraq durante un bombardamento contro la città a maggioranza curda di Halabja (morirono tra le 3200 e le 5000 persone) e due volte dalla setta religiosa giapponese Aum Shinrikyo, a Matsumoto nel 1994 e a Tokyo nel 1995.

Ma cosa sono le armi chimiche e biologiche di cui si parla?

Le armi chimiche hanno una lunga storia nel loro utilizzo nei conflitti. Per arma chimica si intende “una sostanza chimica utilizzata per causare morte o danni intenzionali a causa delle sue proprietà tossiche”, aggiungendo che “anche munizioni, dispositivi e altre apparecchiature specificamente progettati per armare sostanze chimiche tossiche rientrano nella definizione di armi chimiche”.

Vengono quindi incluse tutte le sostanze tossiche e i loro precursori che, attraverso le loro proprietà, sono in grado di alterare i processi vitali causando “morte, incapacità temporanea o danni permanenti all’uomo o agli animali”. Qualunque dispositivo utilizzato per creare, lanciare e rilasciare le sostanze chimiche viene definito arma chimica, pertanto vi rientrano bombe, missili, proiettili di artiglieria, mine e anche alcuni tipi di carrarmati.

Le armi biologiche si differenziano da quelle chimiche poiché si basano su agenti patogeni già esistenti in natura come batteri, funghi, virus e altre tossine. La Convenzione firmata nel 1993 Parigi sulla proibizione delle armi chimiche del include anche le armi biologiche. In base a questa convenzione, ogni agente chimico di qualunque origine è considerato arma chimica a meno che non sia usato per scopi non vietati.

Le armi chimiche sono bandite ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche (CWC) entrata in vigore il 29 aprile del 1997 e attuata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW). Si tratta di un organismo intergovernativo con sede all’Aia (Paesi Bassi) di cui fanno parte 193 Stati. Lo scopo dell’OPCW non è solo quello di promuovere l’adesione alla convenzione, che vieta “l’uso, lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento su larga scala di armi chimiche e dei loro precursori”, ma verifica anche con ispezioni in loco la distruzione degli stock di queste armi.

Gli Stati membri devono comunicare quali e quante armi chimiche possiedono e le devono distruggere sotto la supervisione dell’OPCW. Sebbene la Russia abbia completato la distruzione del 100 percento delle sue 40mila tonnellate di armi chimiche nel 2017, come evidenziato in un comunicato stampa dell’ente preposto alla verifica, gli Stati Uniti avvertono che il Cremlino potrebbe utilizzarle durante la guerra in Ucraina, dopo che la Russia ha accusato proprio gli USA di sviluppare armi di questo tipo in laboratori ucraini.

Redazione

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