Gli arrivi in Calabria e in Puglia
Cos’è la rotta del Mediterraneo Orientale, i viaggi dei migranti dalla Turchia e attraverso la Grecia: “Arrivi triplicati”
Continua la ricerca, ancora morti dopo il tragico naufragio di migranti che si è consumato all’alba di domenica, davanti alla costa di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. 63 le vittime accertate. Ripescato anche il corpo di una bambina di 14 anni. Circa 80 i superstiti ma si teme che i morti possano essere anche più di cento: non è infatti ancora accertato con precisione il numero delle persone che viaggiavano sull’imbarcazione. È la più grande strage di queste dimensioni dal 2013 sulle coste italiane, da prima della missione di ricerca e soccorso Mare Nostrum. Questa volta dalla rotta del Mediterraneo Orientale. E non è escluso che per le conseguenze del devastante terremoto che si è verificato al confine tra Turchia e Siria ci possa essere un ulteriore aumento degli arrivi da questa rotta nelle prossime settimane.
Erano all’incirca le 4 di domenica mattina quando un’imbarcazione – un vecchio peschereccio a motore – è naufragata di fronte a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, a circa 200 metri dalla costa ionica della Calabria. A bordo c’erano almeno 180 migranti. L’imbarcazione era partita dalla Turchia, forse da Izmir. I migranti arrivavano in maggioranza da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iran, Somalia e Palestina. Pochissimi di questi erano forniti di giubbotti di salvataggio, molti non sapevano nuotare. A far scattare l’allarme, intorno alle cinque di mattina, è stato un pescatore.
Al momento del naufragio l’imbarcazione avrebbe urtato il fondale o uno scoglio e si è ribaltata. La maggior parte degli ospiti è stata ospitata al CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Isola Capo Rizzuto, altri sono stati trasferiti all’ospedale di Crotone. Secondo quanto ricostruito l’imbarcazione era stata già avvistata da un aereo in pattugliamento di Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera. Partiti per provare un salvataggio, una vedetta della Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Crotone e un pattugliatore del Gruppo aeronavale della finanza di Taranto erano rientrati porto a causa delle condizioni del mare. I trafficanti avrebbero gettato almeno venti persone in mare pur di alleggerire il carico e aumentare la velocità per allontanarsi.
Almeno tre persone sono state fermate, sospettate di essere gli scafisti dell’imbarcazione. “Stiamo anche vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare che sembra sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili“, ha detto all’Ansa il procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia sull’indagine aperta sul naufragio. “Qui mancano uomini e mezzi alle forze dell’ordine. Il governo dovrebbe capire che sarebbe necessaria impostare in modo diverso le strutture. In estate abbiamo 3 sbarchi la settimana”.
La rotta sulla quale si è consumata la tragedia parte dalla Turchia e arriva fino alle coste della Calabria o della Puglia costeggiando la Grecia. Rotta sempre più battuta negli ultimi anni: secondo il ministero dell’Interno nel 2022 solo in Calabria sono sbarcate 18mila persone, il 15% degli arrivi complessivi in Italia, il doppio rispetto ai 9.600 del 2021. Per Frontex nel 2022, 29mila migranti in tutto hanno viaggiato sulla rotta dell’Egeo. Come ha scritto il ricercatore Matteo Villa su Twitter “l’aumento degli sbarchi in Italia dal Mediterraneo orientale (Turchia in testa) NON è cosa di oggi, e quasi di sicuro NON c’entra il terremoto. Sono flussi triplicati in due anni”.
⛔️🇮🇹 Qualche dato per contestualizzare la tragedia di #Crotone.
L’aumento degli sbarchi in Italia dal Mediterraneo orientale (Turchia in testa) NON è cosa di oggi, e quasi di sicuro NON c’entra il terremoto.Sono flussi triplicati in due anni.
Breve thread. 🧵 pic.twitter.com/2q3tw0W1j0— Matteo Villa (@emmevilla) February 27, 2023
Barche di piccole o medie dimensioni, spesso a vela, sulla quale salgono migranti che pagano qualche migliaia di dollari – intorno a 10mila per gli adulti, 4.500 per i bambini – alla criminalità organizzata turca. “Possono essere fino a 100 le persone stipate sottocoperta per giorni e giorni – scriveva Open Migration a proposito della tratta del Mediterraneo Orientale – con scorte alimentari limitate per ammortizzare i pericoli di un viaggio più lungo e con più rischi per i trafficanti. Sono stati segnalati molti casi di disidratazione, con passeggeri che hanno affermato che dopo un paio di giorni avrebbero dovuto bere acqua di mare mescolata con zucchero”.
Per alcuni tratti la rotta non è frequentata dalle navi delle ong e anche per le navi delle forze dell’ordine a volte è difficile intervenire. I primi ad arrivare in Calabria negli anni ‘90, a causa delle persecuzioni politiche, erano stati i curdi in fuga. Anche in Grecia in due anni gli arrivi sono triplicati. Dai dati del ministero dell’Interno si evince che chi è arrivato in Italia sono al 45% dall’Afghanistan, al 15% dall’Iran e all’11% dall’Egitto. La maggior parte delle nazionalità fugge dalla guerra, da tensioni sociali, da condizioni di privazione e violazione dei diritti. E quindi quasi sempre ottengono protezione.
Dal mare arrivano in molti che sarebbero arrivati dalla rotta dei Balcani prima dei fondi versati dall’Unione Europea (6 miliardi di euro da Bruxelles ad Ankara) alla Turchia per tappare la rotta migratoria, dopo l’innalzamento del muro tra Turchia e Grecia, dopo le barriere costruite dai Paesi di Visegrad e i respingimenti di massa in Croazia e in Italia. Il governo greco di centrodestra ha confermato che l’allargamento di un muro lungo il confine con la Turchia andrà avanti e che acquisterà decine di navi nuove per pattugliare le isole del Mar Egeo di fronte alla costa della Turchia.
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