Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, non ha dubbi: in Italia si fanno pochi tamponi. Per lui – per tracciare i positivi, contenere la pandemia, frenare il contagio – se ne dovrebbero processarne 3-400mila al giorno. Tre, quattro volte di più di quanti ne vengono processati ora: l’ultimo bollettino, di ieri, riportava 125.314 tamponi (che hanno riscontrato 3.678 contagiati) ancora pochi per Crisanti.

“Abbiamo speso miliardi per il bonus bici e i banchi, invece di investirli per creare un sistema sanitario di sorveglianza che ci avrebbe messo in sicurezza”, ha detto l’artefice del “modello Veneto” a Repubblica: Crisanti ha cominciato a tracciare sintomatici e sintomatici (di rientro dalla Cina) a fine gennaio. Ad acquistare reagenti per circa 500mila tamponi e una macchina in grado di processare fino a novemila test al giorno.

“Ci siamo concentrati sul contact tracing che è un’attività di investigazione – ha criticato Crisanti – Con la ripartenza di scuola e lavoro, abbiamo dato più opportunità al virus di trasmettersi, sono aumentati i casi e siamo saturi di richieste di tracciamento. Il sistema italiano è chiaramente in affanno. Ma non c’è sistema sanitario in Europa in grado di reggere 4-5 mila richieste al giorno di contact tracing”, ha continuato Crisanti, secondo cui è preoccupare la brusca impennata di positivi. A fine agosto aveva presentato un piano per quadruplicare i tamponi: “L’ho consegnato al ministro Federico D’Incà e al viceministro Pierpaolo Sileri che lo hanno sottoposto al Cts. Poi non ne ho saputo più nulla…”.

Il direttore ha quindi esortato all’utilizzo i fondi del Mes per sostenere la Sanità e la lotta alla pandemia: “Quello che preoccupa è il rapido aumento dei casi. Via via il governo introdurrà inasprimenti che impatteranno sulla qualità della vita. Ma queste misure devono essere accompagnate da un investimento in sanità: non si può scaricare tutto sulle spalle degli italiani. I fondi del Mes sono disponibili da ora: li usassero. Il virus si batte solo così, sul campo, con lo screening sui territori e la ricerca”.

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