Il caso
Crollo al cimitero di Poggioreale, la Procura dice no al dissequestro dell’area
L’ area interessata dal crollo avvenuto il 5 gennaio scorso nel cimitero di Poggioreale resterà ancora sotto sequestro. La Procura ha respinto la richiesta di dissequestro parziale che era stata avanzata dal Comune di Napoli. Lo ha comunicato l’assessore con delega ai cimiteri Vincenzo Santagada, intervenuto alla riunione della Commissione Salute e Verde del Consiglio comunale. Restano i sigilli, dunque. E resta lo strazio dell’attesa senza fine per i familiari dei defunti, le cui tombe sono state danneggiate o distrutte dal cedimento di gennaio.
L’assessore Santagada ha spiegato che al momento l’intera area è accessibile solo alla società Metropolitana di Napoli, per il monitoraggio dei movimenti del suolo e per le operazioni di messa in sicurezza dei manufatti. L’interlocuzione con il comitato civico dei familiari dei defunti è continua, ha assicurato l’assessore, e c’è la disponibilità della presidente Maria Caniglia a offrire la sede della Municipalità 4 per le riunioni. Sul versante della riqualificazione, ha continuato Santagada, «è necessario adeguare la progettazione alle nuove abitudini dei napoletani in tema di culto dei defunti. L’obiettivo è rendere più fruibile il Monumentale, sia attraverso la digitalizzazione, sia valorizzandolo come luogo di cultura e di conservazione della memoria cittadina».
Infine, ha concluso, «bisogna realizzare un nuovo regolamento cimiteriale che permetta di intervenire in maniera organica sulla materia». In attesa delle nuove regole, la situazione resta complicata. I lavori di restauro e di ripristino dei luoghi restano complicati da realizzare. I danni difficili, quasi impossibili, da sanare. E parliamo dei danni alle tombe e ai resti di centinaia di cadaveri. Facile immaginare lo sconforto e la rabbia dei familiari dei defunti coinvolti nel crollo. Dal 5 gennaio attendono risposte e attendono di sapere se e come recuperare i resti dei loro cari.
Lo scenario che all’alba del 5 gennaio si presentò agli occhi del custode fu raccapricciante. L’area coinvolta era nella parte più storica del cimitero, all’altezza della palazzina delle confraternite dei Dottori e San Gioacchino. Una montagna di polvere e pezzi di cemento impediva l’accesso alla stradina, e tra i resti anche bare distrutte, teste e scheletri sparsi in maniera confusa. La Procura indaga sulle cause del crollo (legate molto probabilmente a una perdita d’acqua negli scavi per la metropolitana) ma anche su eventuali responsabilità collaterali, visto che all’indomani del crollo da più parti furono segnalate annose criticità e un degrado di anni.
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