Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura lascia il Plenum per suoi impegni istituzionali ed il sostituto, il professore Roberto Romboli, dichiara che il decreto legge numero 105, firmato da Sergio Mattarella lo scorso 10 agosto è “palesemente incostituzionale”. Il prof Pd è sembrato svolgere un ragionamento più che tecnico politico, che al Csm non compete.
È quanto accaduto questa settimana a Palazzo dei Marescialli durante l’ultimo Plenum.
Al termine di una giornata lunghissima, contraddistinta anche da un dibattito estenuante sulle solite chat dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, un ‘tormentone’ che caratterizza del 2020 l’attività del Csm, ecco arrivare mercoledì scorso verso le ore 20 la discussione sul parere richiesto del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul testo del disegno di legge di conversione del decreto legge 10 agosto 2023, numero 105 recante: “Disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della pubblica amministrazione”.

Nel testo, approvato alla vigilia di Ferragosto, sul versante penalistico, era stato accolto il ‘grido di dolore’ della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, nonché di diverse Procure della Repubblica che da tempo avevano espresso l’esigenza di strumenti investigativi più pregnanti ed efficienti in relazione a talune fattispecie delittuose di particolare gravità. E quindi più intercettazioni telefoniche e più trojan, il virus informatico che trasforma il cellulare in una microspia sempre accesa.
Inoltre, vi era l’esigenza di assicurare elevati ed uniformi livelli di sicurezza, aggiornamento tecnologico, efficienza, economicità e capacità di risparmio energetico dei sistemi informativi funzionali alle attività di intercettazione eseguite dagli stessi uffici di Procura.
Il testo prevedeva poi l’emanazione di decreti attuativi da adottare previo il parere del Consiglio superiore della magistratura, del Garante per la protezione dei dati personali e del Comitato Interministeriale per la Cybersicurezza.
Sulla carta, tutto regolare.

Romboli, professore emerito di diritto a Pisa ed eletto in quota Partito democratico, sostituito Pinelli alla presidenza del Plenum e quindi automaticamente numero due del Capo dello Stato che del Csm è il presidente, dopo aver letto il testo del decreto deve aver fatto proprie le riflessioni del collega Alfonso Celotto, ordinario presso l’Università Roma 3, che, sentito in audizione davanti alle competenti Commissioni parlamentati, lo aveva stroncato. “E’ un decreto legge omnibus, sono almeno 4 o 5 decreti differenti in un solo testo… capisco l’esigenza di assemblare più punti considerati urgenti ma stando all’articolo 77 andrebbero fatti più decreti legge”, aveva dichiarato Celotto. In merito al punto sulle intercettazioni, Celotto aveva espresso dubbi sulla sentenza Di Lorenzo della Cassazione che aveva impresso l’accelerazione da parte dell’antimafia in quanto “crea dubbi sull’estensione del regime speciale ai delitti di criminalità organizzata non inclusi nell’articolo 51, quindi quelli non associativi”.

“Il decreto legge – aveva aggiunto il professore – estende espressamente la disciplina speciale a una serie di reati, traffico di rifiuti, estorsioni, intimidazioni e così via. Il punto è proprio questo: cos’è questa estensione? È una interpretazione autentica? Perché non si qualifica come tale, se fosse tale andrebbe a invadere l’attività giurisdizionale. Se, invece, la norma (del decreto legge, Ndr) fosse semplicemente una norma innovativa, creerebbe un problema il fatto che si estende espressamente ai procedimenti in corso. Qui andrebbe a violare l’articolo 25 secondo comma della Costituzione perché non c’è possibilità, soprattutto in materia processuale, di incidere sui processi in corso. Credo che sia un punto che il Parlamento debba sciogliere necessariamente per non incorrere in gravi vizi di incostituzionalità”.
Incostituzionalità che non era stata evidenziata, come detto, dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
Chissà se qualcuno ha poi avvertito Pinelli.