Piercamillo Davigo smentisce la versione della sua ex assistente. È sempre la Loggia Ungheria il problema, quella che negli ultimi giorni lo ha messo di fronte alle accuse frontali di Francesco Greco, Capo della Procura di Milano prossimo al pensionamento, indagato per omissione d’atti d’ufficio. I due ex amici, il “Dottor Sottile” e la “mente finanziaria” del pool di Mani Pulite, si sono lanciati frecciate e bordate dai giornali. Davigo è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio.

Le sue parole, nell’interrogatorio davanti al Procuratore di Roma Michele Prestipino e ai Sostituti Rosalia Affinito e Fabrizio Tucci, riportate da Il Corriere della Sera. “La Contrafatto non era a conoscenza dei verbali e delle trascrizioni; le avevo soltanto detto che Ardita non avrebbe dovuto avere accesso alla mia stanza per ragioni che non potevo dettagliare, ma che attenevano al fatto che non lo ritenevo più affidabile. Comunque la Contrafatto aveva libero accesso alla mia stanza e alla mia casella di posta elettronica istituzionale. Poco prima di andare via dal Consiglio ho detto al collega Marra che gli avrei lasciato copia di quei verbali nel caso in cui fossero serviti al comitato di presidenza; di questo avvisai la Contrafatto, che a questo punto certamente seppe da me del luogo dove questi erano custoditi”.

Davigo ha detto anche di non sapere che la segretaria conoscesse Fabrizio Centofanti, l’imprenditore coimputato dell’avvocato Piero Amara, che ha parlato della Loggia Ungheria ai pm di Milano, e di Luca Palamara, ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati ed ex membro del Csm espulso dalla magistratura dopo lo scandalo di “Magistratopoli”. Ha detto che Contrafatto nel suo ultimo periodo al Consiglio le sembrò “sopra le righe; ad esempio mi diceva che dopo il mio allontanamento dal Consiglio ‘quelli l’avrebbero fatta franca’ riferendosi, a tutta evidenza, ai disciplinari relativi alla vicenda dell’hotel Champagne”.

Marcella Contrafatto sarebbe prossima al rinvio a giudizio. È accusata di aver inviato i verbali consegnati da Storari a Davigo sulla presunta Loggia ai giornali e al pm Nino Di Matteo. Quando i documenti sono arrivati a quest’ultimo, che ha denunciato, è esploso il caso. Ancora tutto da decifrare. Davigo dopo aver ricevuto quei verbali non li segnalò invece formalmente, ma ne parlò informalmente con il vicepresidente del Csm David Ermini e con gli altri due membri del Comitato, il procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio oltre che con il senatore Nicola Morra, presidente dell’Antimafia.

Secondo Befera, assistente 32enne di Davigo e vicina a Contrafatto la segretaria sosteneva che “un grande titolo ad effetto dal Fatto Quotidiano potrebbe veramente cambiare le sorti del destino”, avrebbe scritto. E poi, Befera: “La Contrafatto mi rappresentò che sarebbe stato bello ed eclatante se avesse avuto clamore mediatico la vicenda relativa ai vertici, alla loggia e al fatto che Davigo sapesse e avesse informato la presidenza del Csm e il Presidente della Repubblica, venendo ripagato con la mancata riconferma”. L’ex collaboratrice ha ribadito tuttavia chiaramente che il “Dottor Sottile” era estraneo alle spedizioni anonime.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.