Si allunga l’elenco degli indagati nella procura di Milano in relazione all’ormai nota vicenda dell’avvocato Piero Amara, l’ex consulente esterno dell’Eni che aveva fatto mettere a verbale l’esistenza di una presunta loggia Ungheria di cui farebbero parte almeno 70 tra magistrati, avvocati, politici e imprenditori.

Anche il procuratore aggiunto Laura Pedio è indagata a Brescia per omissioni in atti d’ufficio. L’iscrizione nel registro degli indagati arriva dopo la denuncia da parte del pm Paolo Storari, che aveva interrogato Amara proprio assieme all’aggiunto Pedio, di una presunta inerzia nelle indagini riguardanti la loggia Ungheria.

Assieme alla Pedio sono indagati a Brescia lo stesso Storari, il procuratore capo di Milano Francesco Greco, responsabile secondo Storari della lentezza nelle indagini (per omissione di atti di ufficio) e l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo. 

Proprio a Davigo Storari consegnò le dichiarazioni rilasciate dal consulente Eni, ritenendo che ci fosse una presunta inerzia nelle indagini. Il pm consegnò quei verbali a Davigo per, a suo dire, autotutelarsi in quanto sia Greco che Pedio avrebbe imposto uno ‘stop’ alle indagini sulle dichiarazioni rese da Amara.

Sempre a Brescia c’è la seconda inchiesta che indirettamente vede protagonista Piero Amara. È quella che vede indagati per rifiuto di atti di ufficio il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro, ora passato alla Procura Europea. De Pasquale è accusato di non aver depositato prove favorevoli agli imputati: un video registrato di nascosto dall’ex manager Eni Vincenzo Armanna, imputato nel processo e testimone sulle cui dichiarazioni si era basata buona parte dell’accusa della Procura di Milano, mentre parla con l’avvocato Piero Amara, ex legale di Eni.

Nel video Armanna rivelava l’intenzione di ricattare i vertici della società petrolifera preannunciando l’intenzione di rivolgersi ai pm milanesi per far arrivare “una valanga di merda” e “un avviso di garanzia” ad alcuni dirigenti della società. Secondo l’accusa della procura di Brescia Spadaro e De Pasquale, pur avendo la consapevolezza della falsità delle prove portate dall’ex manager di Eni Armanna, avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia