I toni magniloquenti sono quelli ai quali ha abituato il pubblico dei suoi sermoni del venerdì pomeriggio su Facebook. «L’hub vaccinale di Capodichino è forse il più grande d’Italia, sicuramente il meglio attrezzato», ha detto il presidente campano Vincenzo De Luca durante l’inaugurazione del centro dove la Regione intende vaccinare tra gli 8mila e i 10mila pazienti al giorno. I numeri sono effettivamente notevoli: l’hangar messo a disposizione da Gianni Lettieri, patròn di Atitech, supera i 10mila metri quadrati di superficie e ospita 32 box per la somministrazione del siero anti-Covid e 14 postazioni per l’accettazione in cui sono impegnate circa 150 unità di personale sanitario.

«Un modo per dimostrare vicinanza alla città in un momento difficile», ha sottolineato Lettieri che, nel 2011 e nel 2016, è stato anche candidato a sindaco di Napoli. La generosità dell’imprenditore e la sinergia con le Asl di Napoli e provincia, però, non possono e non devono in alcun modo far scivolare in secondo piano alcuni temi cruciali per il futuro della sanità locale, così duramente messa alla prova dalla pandemia. Mentre De Luca celebra «le magnifiche sorti e progressive» del nuovo hub vaccinale e si dice pronto a immunizzare l’intera città di Napoli entro luglio, resta irrisolta la questione di 5mila precari in attesa di stabilizzazione.

Nella nostra regione, infatti, ci sono circa 2mila precari “storici”: per la maggior parte si tratta di infermieri e operatori socio-sanitari ai quali il blocco delle assunzioni ha per lungo tempo precluso la possibilità di inserirsi stabilmente nel comparto sanitario campano. A loro si aggiungono le figure professionali reclutate  per far far fronte all’emergenza Covid. Su questo  fronte il Consiglio regionale ha approvato un atto indirizzo, all’interno del Documento di economia e finanza, per far sì che la giunta di Palazzo Santa Lucia provvedesse al riallineamento dei contratti in essere e dei nuovi a 36 mesi, indispensabile in vista dell’assunzione definitiva dei precari.

Nonostante la presa di posizione da parte del parlamentino e a dispetto delle proteste dei sindacati – a cominciare dalla Cisl Fp capitanata da Lorenzo Medici – la Regione non ha ancora stabilizzato i suoi 5mila precari. Eppure è stato lo stesso De Luca, in più di una circostanza, a lamentare la mancanza, nell’ambito della sanità campana, di circa 15mila unità tra personale medico, paramedico e amministrativo. Ma questo non è l’unico motivo di “imbarazzo” del governatore. Nonostante sia prevista da un decreto dello scorso mese di luglio e le Regioni abbiano approvato anche le linee-guida in merito, infatti, in Campania ancora non c’è traccia di 5mila infermieri di comunità. Eppure si tratta di figure indispensabili per rafforzare quella rete di assistenza territoriale che, con l’avvento del Covid, ha mostrato tutti i suoi limiti.

Insomma, è il caso di ricordare a De Luca che passerelle, tagli del nastro e annunci a effetto lasciano il tempo che trovano, soprattutto quando certe iniziative sono in buona parte frutto della generosità di qualche benemerito imprenditore. La Campania ha bisogno di soluzioni, soprattutto per quanto riguarda quei problemi che si trascinano da decenni e spesso sono il risultato di gestioni poco lungimiranti: è innanzitutto su questo parametro che si misurano le capacità di un pubblico amministratore.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.