Mentre in Italia divampava la polemica sui dati forniti dal rapporto del Copasir circa la presenza di migranti in Libia, con le diverse interpretazioni date, a Tripoli si lanciava l’allarme su questo tema. Se per il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica si trovano in Libia circa 700mila immigrati irregolari, per le autorità di Tripoli il numero sale a 3 milioni. Per questo il ministro dell’Interno del Governo di unità nazionale libico (Gun), Imad al Trabelsi, ha tenuto una conferenza stampa, anche alla luce delle notizie che arrivavano dall’Italia per il caso El-Masri.

L’annuncio sulla Libia

Prendendo spunto dalla politica del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dei rimpatri dei migranti, anche Trabelsi ha deciso di adottare una metodologia di questo tipo annunciando che “la Libia potrebbe ricorrere a deportazioni forzate di migranti se il sostegno internazionale alle operazioni di rimpatrio volontario dovesse risultare insufficiente”. L’esponente dell’esecutivo di Tripoli ha denunciato le difficoltà finanziarie che la Libia affronta nel gestire il rimpatrio dei migranti, specialmente quelli provenienti da paesi asiatici e africani lontani. “Gli Stati Uniti hanno già iniziato le deportazioni forzate di migranti illegali e ogni nazione ha il diritto di proteggere i propri territori e le proprie risorse”, ha dichiarato il ministro, chiedendo un impegno più robusto da parte delle nazioni europee per sostenere il ritorno volontario dei migranti.

I dati

Durante la conferenza stampa, Trabelsi ha anche escluso la possibilità che la Libia diventi un Paese di insediamento per i migranti, annunciando l’organizzazione di un volo l’11 febbraio per il trasferimento di 139 rifugiati Sudanesi che avverrà “con l’aiuto dell’Italia”. Il ministro ha inoltre sollecitato gli altri paesi europei a seguire l’esempio dell’Italia nel ricollocare i migranti e i rifugiati o facilitarne il ritorno ai paesi d’origine. Trabelsi ha poi rivelato che la Libia ospiterebbe, a suo dire, “oltre tre milioni di migranti irregolari”, sottolineando l’impatto negativo di tale situazione sui cittadini libici. Tuttavia, secondo il più recente rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), durante il periodo compreso tra agosto e ottobre 2024, in Libia sono stati identificati in tutto 787.326 migranti: la maggioranza, circa il 78 per cento, è composta da uomini adulti, mentre l’11 per cento è costituito da donne adulte.

La conferenza internazionale

Infine, il ministro del governo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite ha annunciato l’intenzione di convocare una conferenza internazionale dopo il mese sacro islamico di Ramadan, al via a fine febbraio, per ottenere supporto nel gestire il rimpatrio volontario, evidenziando la lotta contro le bande di trafficanti di esseri umani che operano a livello transnazionale in Europa e Africa. Poco prima della conferenza stampa, lo stesso ministro libico aveva chiesto il sostegno dell’Italia per facilitare le operazioni di rimpatrio volontario dei migranti verso i loro paesi d’origine. L’appello è arrivato durante un incontro a Tripoli con l’ambasciatore italiano in Libia, Gianluca Alberini. Nel corso della riunione, Trabelsi ha sottolineato “l’importanza del sostegno italiano non solo per le operazioni di rimpatrio, ma anche per rafforzare le capacità delle forze di sicurezza libiche nel contrasto all’immigrazione”.

La collusione tra le milizie locali

L’allarme di Trabelsi non è però campato in aria. In alcune zone della Libia il fenomeno ha assunto dimensioni importanti e la situazione sta sfuggendo di mano alle autorità locali. Per questo le Forze di intervento rapido hanno imposto la scorsa notte un coprifuoco ai lavoratori migranti a Zuwara. La milizia ha annunciato l’attivazione di un piano di sicurezza ampliato che include l’imposizione di un coprifuoco parziale ai lavoratori espatriati illegali in tutte le aree all’interno del comune di Zuwara. Secondo quanto pubblicato dal gruppo armato sulla sua pagina Facebook, il coprifuoco sarà dalle 21 alle 7 del mattino. “Questa misura è stata adottata alla luce del continuo aumento del numero di lavoratori espatriati illegali che minacciano la stabilità della sicurezza nella nostra città”, si legge nella nota. Resta il problema della collusione tra le milizie locali, che fungono da forze di sicurezza, e il traffico di esseri umani. La Procura generale libica ha ordinato ieri la detenzione di quattro membri della Guardia costiera in un caso di traffico di migranti a Zuwara.