Si dice “vittima di uno stalking giudiziario”, di un “sistema” che non gli permette di affermare le proprie ragioni nelle aule dei tribunali. O meglio, in quelle “del nord Italia vinco sempre, a Palermo e a Caltanissetta invece le cose vanno diversamente”. La storia del commercialista Paolo Amato, 58 anni, è una lunga odissea giudiziaria che dura da dieci anni e che incrocia amministratori giudiziari spregiudicati, presunti truffatori e parentele sospette. «Praticamente – dice – non faccio altro che difendermi nei tribunali per fare valere i miei diritti e lottare per quello che mi spetta».

Ma facciamo un passo indietro. Anno 2001. Amato inizia a lavorare per la “Servizi CGN”, un’azienda di Pordenone che si occupa di Caf e servizi telematici per commercialisti. L’azienda vuole espandersi e inizia a crescere in tutta Italia: Amato è uno dei responsabili regionali, il suo territorio di riferimento è la Sicilia. Fino al 2006 va tutto a gonfie vele. L’anno successivo le cose, invece, cambiano. Alla “Servizi CGN” arriva un nuovo direttore. Amato, insieme agli altri responsabili regionali, decide di abbandonare l’azienda e creare un’altra società. Per partire, però, servono almeno due cose: soldi e autorizzazione Caf da richiedere all’Agenzia delle Entrate. Un documento che si ottiene in un anno.

«Forti dei nostri numeri – spiega il commercialista – decidiamo di appoggiarci per un solo anno, il tempo dell’autorizzazione, a un Caf di Padova (Caf Confcontribuenti srl). Terminato l’anno avremmo iniziato a lavorare autonomamente». A Venezia, Amato incontra Giancarlo Badalin, rappresentante legale del Caf padovano. «Noi facciamo la nostra proposta ma loro rilanciano. I nostri sono ottimi numeri e chiedono una collaborazione a tempo indeterminato. Con Caf Confcontribuenti srl stipuliamo un patto commerciale e con Associazione Confcontribuenti (un’altra società di cui Badalin è sempre rappresentante, ndr) creiamo una società di servizi fiscali, la “Officina Fiscale srl” di cui io sono il rappresentante legale». Officina Fiscale nasce il 9 febbraio 2011: il 51% delle quote appartengono ad Associazione Confcontribuenti, il restante 49% confluisce su Amato mediante un’altra società, Odp Servizi srl, con sede a Palermo che nasce il 27 gennaio 2011, Amato ne acquista il 40% delle quote.

Il 15 aprile 2011, attraverso una scrittura privata, Officina Fiscale inizia ad operare sul territorio siciliano tramite Odp. In pochi mesi Amato, insieme ai suoi collaboratori, comincia a produrre oltre 220 mila euro di ricavi grazie al triangolo d’oro Officina Fiscale, Caf Confcontribuenti e Odp. L’idillio, però, dura solo un anno. Perché Caf Confcontribuenti non paga i compensi pattuiti: si tratta di circa 420mila euro. Inizia una lunga controversia giudiziaria tra Badalin e Amato. Secondo il ragioniere veneto, Amato avrebbe trasferito illegittimamente l’attività di Officina Fiscale a Odp. I giudici, però, danno ragione al commercialista palermitano affermando che Badalin era a conoscenza della scrittura privata siglata nel 2011 e che dunque Odp fosse la longa manus di Officina Fiscale. Caf Confcontribuenti, così, dopo una lunga serie di cause civili e penali, paga Officina Fiscale. Che, come d’accordo, avrebbe dovuto retribuire il lavoro di Odp.

Per Amato sembra la fine di un incubo, in realtà è solo il secondo atto. Badalin non ci sta. Si presenta al tribunale di Palermo e con i suoi avvocati chiede lo scioglimento di Officina Fiscale per mancato funzionamento dell’assemblea. Amato si difende: «Spieghiamo ai giudici (sezione quinta civile, ndr) che la lite temeraria non è tra i soci ma tra Odp, che interviene tramite Officina Fiscale srl, e Caf Confcontribuenti srl che non è socio. Semmai l’Associazione Confcontribuenti detiene il 98% delle quote del Caf per cui sono due soggetti giuridici diversi e in conflitto d’interessi. Eppure i giudici non se ne accorgono e nonostante il clamoroso errore, Officina Fiscale viene sciolta». Gli avvocati di Amato ricorrono in appello, ma lo scioglimento viene confermato. Il commercialista non ha ancora incassato un euro del lavoro fatto e la disperazione cresce.

Il 23 aprile 2015 il tribunale di Palermo nomina come liquidatore Giuseppe Sebastiano Ciardo che, sin dal 2012, fresco di abilitazione, nel giro di cinque anni, ottiene moltissimi incarichi dall’ex magistrato Silvana Saguto, uno dei simboli antimafia finiti nella polvere. Ciardo avrebbe solo un compito: incassare i crediti assegnati dal tribunale di Padova e pagare i debiti di Officina Fiscale. «Ciardo decide di non pagarmi perché su di me pendono due giudizi penali per varie denunce mosse da Badalin. Ma è pretestuoso perché in appello sono stato assolto e in un altro archiviato». Amato fa causa al liquidatore ma la perde. Nelle motivazioni il giudice scrive che «il liquidatore è una figura tranquillizzante». Stesso esito in appello.

Ma perché Ciardo continua a tenere in piedi una liquidazione che si sarebbe potuta chiudere in breve tempo? Perché non paga il credito di Amato? E ancora: perché, nonostante una gestione piena di errori amministrativi, Ciardo continua a rimanere al suo posto? Avremmo voluto porgli queste domande ma il liquidatore ha ritenuto opportuno non dire nulla «perché ci sono diversi procedimenti pendenti in diverse sedi». Amato ha un sospetto: Ciardo ha una sorella magistrato e un cognato che lavorano alla procura del capoluogo. Sono vittima di un sistema. Potrei mai vincere una causa a Palermo? Nel 2017 ho perso la causa contro CGN Servizi che ha clamorosamente disconosciuto il mio rapporto di lavoro».

Precisiamo: le parentele sono fatti indiscutibili che non avranno nulla a che vedere con le sentenze pronunciate dai giudici. Ma è opportuno che sia il tribunale palermitano a giudicare una controversia in cui un soggetto abbia una parentela con un magistrato che in quel foro lavora? «Secondo me dovrebbe esserci un’incompatibilità», dice il legale di Amato. «Il suo diritto di credito è sussistente ed è assurdo venga ostacolato. Amato è una vittima». Ma come finirà questa storia? «Ho impiantato – aggiunge Favara – una causa con la coscienza pulita, istruendo atti impeccabili. Non so se vinceremo perché non sempre chi ha ragione vince e chi ha torto perde. Ma ne riparleremo tra anni perché questa situazione avrà strascichi lunghissimi».