Alessandro Di Battista pronto a scendere in campo. Forse, chissà. Non si capisce ancora. È più un editoriale sulla crisi di governo, su Draghi, e un messaggio di autoproclamata inscalfibile coerenza etica il video messaggio che ha condiviso l’ex pasionario del Movimento 5 Stelle e ormai scrittore. E quindi: “Vedrò quello che succederà nei prossimi giorni. Finirò il mio lavoro, perché lavoro, non ho mai chiesto prebende. Nei prossimi giorni tornerò in Italia e vedrò quello che succede anche perché molte cose che vengono dette in questo momento nei prossimi giorni verrano disattese, o ritrattate o rimodulate”.

Di Battista, volto storico del Movimento, spesso definito come il pasionario pentastellato, e che ha abbandonato il Movimento dopo la formazione dell’esecutivo Draghi con i grillini a Palazzo Chigi con Forza Italia, Partito Democratico, Lega, è al momento in Russia. Scrive reportage, pubblica video editoriali. Nonostante la sua uscita dal M5s i suoi commenti sono sempre stati presi in considerazione dai media, sempre nell’attesa di un ritorno. Lo scorso giugno in un’intervista a TPI ha dichiarato lui stesso che avrebbe potuto riavvicinarsi al M5s se questo si fosse collocato all’opposizione del governo Draghi. Quel governo, con il non voto al dl Aiuti, il Movimento lo ha fatto cadere o almeno gli ha dato la prima spintarella.

“Quello che penso sulla crisi di governo, sui veri responsabili, sulla cosiddetta ‘agenda Draghi’ (l’ultimo approdo per i professionisti della politica o aspiranti tali), sul PD, il garante degli interessi dell’establishment, sulla contiguità politica tra Letta e Meloni (politica economica, politica estera, armi in Ucraina, corsa al riarmo, etc, etc.). Mi state scrivendo in tanti. Molti di voi vorrebbero che io mi candidassi. Vi rispondo. Non voglio convincervi ma quel che dico, come sempre, è ciò che penso. Buona giornata”, il post tramite il quale ha condiviso il suo video messaggio sui social.

E quindi via con i quindici minuti di comunicazioni: prima di tutto Draghi e Di Maio come colpevoli della crisi, un intervento che sta nella scia di quello di “Gigino a’cartelletta” che Beppe Grillo, elevato e fondatore del Movimento 5 Stelle, ha condiviso stamattina. Quindi un attacco alla politica intesa come una professione e una difesa al tetto dei due mandati che Grillo ha definito come un'”antibiotico” alla politica delle poltrone. L’ex amico Di Maio è il protagonista di questi passaggi.

 

Draghi invece non voleva restare al governo, secondo Di Battista. Altrimenti non avrebbe fatto quel discorso al Senato. “Doveva fare un discorso democristiano, fare delle aperture a M5s e Lega”. L’unica ragione che lo manteneva Draghi a Palazzo Chigi era il suo unico desiderio: quello di diventare Presidente della Repubblica. Affossata dai partiti lo scorso febbraio. È d’accordo, il pasionario grillino, in diversi punti con il centrodestra.

Per esempio che Draghi se n’è andato per le problematiche che si dovranno affrontare dopo l’estate, come ha ipotizzato Giorgia Meloni. Che s’è stancato, come ha detto Berlusconi con battuta sull’essere premier più faticoso che essere Presidente della Banca Centrale Europea. Il Partito Democratico è e resta invece il simbolo del commissariamento della politica. “Le diseguaglianze sono aumentate durante gli ultimi mesi, qualcuno può dare le responsabilità alla politica, alla guerra, tutto quello che volete ma la politica ha le sue responsabilità”.

“Vi ringrazio, perché in tanti mi state scrivendo di ributtarmi nella mischia. Come sempre cerco di essere molto sincero, il che per qualcuno è la mia debolezza anche se io penso che sia la mia forza, ma io non sono disposto a tutto pur di tornare in Parlamento”, arriva al dunque. Il suo ritorno in campo “dipende da che spazio di autonomia c’è all’interno”. “Il peccato originale della politica, quello di intenderla come una professione” mentre “per me invece è un servizio a tempo limitato, ergo – sottolinea con il tono della voce – io non sono disposto a prendere anche tanti soldi e privilegi per rinunciare alla libertà, a determinate idee e alla mia totale indipendenza”.

Di Battista detta le condizioni. Le elezioni sono state fissate al 25 settembre. “Mi prendo ancora del tempo per le mie battaglie fuori dalle istituzioni. Esiste vita anche fuori dei Palazzi, per questo tengo l’asticella molto alta e patti chiari per un’amicizia lunga. So di avere un potere contrattuale che mi sono guadagnato anche con delle rinunce“.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.