Classe dirigente, più mobilitazione, meno candidati calati dai vertici di Roma, primarie e liste civiche: sono queste le carte del successo che – secondo Giovanni Diamanti, presidente di YouTrend – permettono al centrosinistra di essere più competitivo alle elezioni amministrative. Mentre sul piano nazionale restano profonde criticità che impediscono alle opposizioni di scaldare il cuore degli elettori.

Le amministrative sono l’asso vincente del centrosinistra, e questa tornata elettorale l’ha confermato. Quali sono le ragioni?
«Ci sono diversi livelli per cui il centrosinistra a livello locale va molto più forte che alle politiche. Innanzitutto ha sempre investito tanto nella classe dirigente locale, più del centrodestra. I sindaci vengono valorizzati e promossi, e anche gli amministratori nel loro complesso. Però questa non è una regola tout court: nel 2023 ricordo una tornata elettorale ben più ampia di questa; il centrosinistra vinse solo a Brescia e Vicenza. Ci sono stati anni in cui non ha toccato palla. E poi c’è un altro elemento molto importante».

Quale?
«Spesso il centrodestra sceglie i candidati sindaci a Roma, in base agli equilibri politici e alle dinamiche politiche che esulano dal radicamento locale. Invece il centrosinistra, su questo, è molto più aperto: la scelta parte dai territori, dal basso. E così propone una vera classe dirigente. È stato creativo anche nelle modalità di scelta».

Ovvero?
«Il centrosinistra sulle primarie è stato apripista: hanno permesso di bocciare candidati, che erano nettamente favoriti e che erano i preferiti delle segreterie dei partiti, per promuovere invece profili molto outsider. Penso a Pisapia a Milano: prima di quelle elezioni, negli ultimi anni il centrosinistra non aveva vinto. In quel caso, le primarie hanno cambiato tutto. Ma è successo anche in tante altre parti d’Italia».

Anche perché il centrosinistra è più forte nella mobilitazione…
«Esatto. Quando nelle elezioni locali a votare sono in pochi, il centrosinistra è molto favorito. È in grado di mobilitare bene, e in questo modo parte con un vantaggio competitivo importante. Non a caso, generalmente nelle elezioni amministrative l’affluenza è più bassa, votano meno cittadini e di conseguenza c’è un vantaggio per chi mobilita di più».

Che peso hanno avuto le liste civiche?
«Hanno pesato molto. Il centrosinistra, da subito, ha investito molto sulle liste civiche. Invece il centrodestra l’ha fatto molto poco».

Però a livello nazionale le opposizioni fanno ancora tanta fatica…
«Sì, perché sul locale hanno diversi strumenti che non riescono a utilizzare in occasione delle elezioni politiche e perché si presentano contesti differenti: maggiore libertà ai territori nella scelta dei candidati, meno imposizioni da Roma, affluenza più bassa, maggiore capacità di mobilitazione, maggiore coinvolgimento e peso dato agli amministratori del posto».