Occorre un nuovo patto
Diritto alla salute: la politica trovi risorse per l’innovazione e il rilancio
Occorre un nuovo patto per un lavoro in grado di riportare la sanità al centro della politica e dell’azione legislativa

Il nostro Sistema Sanitario è definanziato. Si tratta di una realtà purtroppo ormai sotto gli occhi di tutti su cui la politica troppo spesso sembra annaspare, quasi non si trattasse di un aspetto essenziale per la vita dei cittadini, quale evidentemente è. Si tratta di una vera e propria mancanza di visione e di cultura del diritto alla salute che, purtroppo, imperversa su una parte troppo ampia della politica. Su questo occorre un lavoro culturale e di sensibilizzazione, anzitutto. Chi si trova dentro le istituzioni con la consapevolezza che la salute dei cittadini non sia un bene barattabile, ha il dovere di ingaggiare ogni giorno una battaglia di civiltà e quello di attuare un confronto incessante per promuovere una visione in cui il rilancio del nostro Servizio Sanitario sia un punto centrale dell’agenda politica.
Sono molti i fronti su cui occorre intervenire: la carenza del personale sanitario, le liste d’attesa, le disparità territoriali, la garanzia delle migliori cure possibili. In questi giorni abbiamo con convinzione sottoscritto l’ordine del giorno al decreto anticipi che prevede l’istituzione del fondo per l’acquisto dei dispositivi medici innovativi contro le malattie rare e invalidanti. Sarebbe un grande segnale se le risorse si trovassero già nella legge di bilancio. È un appello che abbiamo rivolto al governo, perché è importante che si compiano gesti simbolici, ma anche sostanziali, per innescare un cambio di rotta rispetto a quanto la politica ha riservato fin qui, negli ultimi tempi, alla nostra sanità.
Il cambio di rotta significa trovare le risorse e ottimizzare la gestione. Il sotto finanziamento del nostro Servizio Sanitario è ormai un dato di fatto che, numeri alla mano, da più voci viene denunciato. Di fronte a questo scenario occorre trovare soluzioni strutturali, superando, una volta per tutte, quella logica delle priorità che ha visto la sanità troppo spesso negli ultimi anni quale vittima sacrificale, soggetta a una continua, graduale erosione delle risorse a disposizione. Bisogna dare una risposta al fenomeno preoccupante delle lunghe liste d’attesa, che troppo spesso provocano la fuga dei cittadini, a proprie spese, verso la sanità privata, e su questo abbiamo già proposto di stanziare da subito un fondo di 10 miliardi per ridurre, quantomeno a un anno, le liste d’attesa.
Occorre affrontare la carenza di medici e infermieri, costretti così frequentemente a svolgere la loro professione in condizioni di disagio. Bisogna agire di fronte all’intasamento dei pronto soccorso, alle disparità territoriali, al fenomeno allarmante della rinuncia alle cure e della mobilità passiva non fisiologica. Bisogna investire nella prevenzione come una delle soluzioni fondamentali per affrontare la crisi del sistema, perché prevenire significa risparmiare almeno la metà nel futuro. Sarebbe stato utile impiegare i soldi del Mes sanitario perché avrebbero consentito di riorganizzare tutto il sistema: perdere trentasette miliardi di euro che sarebbero stati preziosi per assunzioni, per misure strutturali e quindi per la messa a terra di un piano organico capace di impattare sui prossimi dieci anni, è stato grave. Quelle risorse avrebbero consentito di mettere un argine alla fuga di medici e infermieri che affligge l’Ssn. Occorre un nuovo patto, una nuova alleanza tra le istituzioni e il mondo scientifico e i pazienti per un lavoro in grado di riportare la sanità al centro della politica e dell’azione legislativa. E soprattutto occorre da parte della politica, di fronte a un tema che non può non essere condiviso, come quello del diritto alla salute, il coraggio e la determinazione di agire per garantire risorse e interventi che sappiano rilanciare il nostro servizio sanitario.
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