A Zaporizhzhia
“Dobbiamo eliminarvi tutti, anche i bambini sono nazisti”, i soldati russi ai medici ucraini che li curano

A Zaporizhzhia, nell’ospedale militare, sono ricoverati anche soldati russi. Oltre 600 i feriti che sono arrivati dall’inizio dell’“operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” annunciata dal presidente russo Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio. E per i soldati di Mosca è stata creata la cosiddetta “Stanza dei Russi”. I militari invasori vengono prima curati e poi affidati al ministero della Difesa e ai servizi segreti di Kiev.
È un atteggiamento grottesco quello dei soldati mandati da Mosca a invadere l’Ucraina. Alcuni si dicono sorpresi. “Perché mi avete salvato?”, ha chiesto uno a un medico come riportato dall’inviato di guerra di Repubblica Fabio Tonacci. All’incredulità altri alternano invece una manifesta e feroce ostilità. Nonostante le cure. Come nel caso del soldato semplice Lipatov, come raccontato da una volontaria dell’ospedale.
“Dove stava combattendo lui, alcune donne coi figli che stavano cercando di fuggire sono state colpite a morte. Mi ha detto – si legge – con sufficienza: “E allora? Qual è il problema?”. Ho chiesto a quell’uomo così giovane di spiegarmi perché avessero sparato a civili inermi. Ha risposto: “Anche i bambini sono nazisti. Siamo venuti qui perché siete il male e vi dobbiamo eliminare tutti”.
Altri invece ripetono concetti definiti “atroci”. Ci sono militari che riferiscono che “l’obiettivo datogli dai suoi superiori è distruggere gli Stati Uniti”. Erano state numerosissimi nelle prime settimane della guerra i racconti di giovanissimi soldati russi mandati in guerra a loro insaputa: fatti partire per un’esercitazione e ritrovatisi invece in Ucraina. Altri erano apparsi in lacrime una volta catturati.
L’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi dal villaggio di Dimitrovka, alla periferia di Kiev, ha raccolto le testimonianze di una famiglia. Tatiana e il figlio Ivan, tra le macerie della loro casa, hanno raccontato che nei primi giorni dell’invasione la maggior parte erano dei ragazzi giovani, di leva, che avvisavano di stare tranquilli finché c’erano loro ma di stare attenti nelle fasi successive in quanto sarebbero arrivati soldati adulti, membri dell’Fsb, che invece erano molto pericolosi.
© Riproduzione riservata