Il dibattito sulla giustizia
“Donzelli desolante, separazione carriere svolta della giustizia”, intervista a Gian Domenico Caiazza
“Giusto processo, pena, prevenzione, prescrizione – Idee per una stagione di riforme liberali della giustizia penale”: è il titolo scelto dall’Unione delle Camere Penali Italiane per l’inaugurazione del loro anno giudiziario che si terrà oggi e domani a Ferrara. Ne parliamo con il presidente Gian Domenico Caiazza.
Ma in Cassazione non vi invitano o siete voi che non ci volete andare?
Noi normalmente veniamo invitati senza però che sia previsto un nostro intervento. Anzi, da quando è scoppiata la pandemia da Covid, non siamo neanche stati più invitati. Nel mio primo anno di presidenza andai ma a noi non interessa essere invitati. Noi come avvocatura nella sua rappresentanza politica non vogliamo essere considerati ospiti ma protagonisti di queste cerimonie, in quanto l’avvocato è protagonista della giurisdizione nella stessa misura del magistrato. Fino a quando non passerà questo principio, continueremo, come abbiamo già fatto da 13 anni, ad organizzare per conto nostro l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Ci saranno ospiti di grande peso della magistratura a Ferrara.
Certamente. Ne cito solo alcuni: Giovanni Melillo, Procuratore Nazionale Antimafia, Margherita Cassano, Presidente aggiunto della Cassazione, da poco abbiamo avuto la conferma che sarà presente ed interverrà il vice presidente del Csm Fabio Pinelli, mentre il ministro Nordio interverrà da remoto. Questo è il nostro modo di intendere una cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario: un confronto sui temi tra magistrati, avvocati e membri dell’accademia.
I temi sono: giusto processo, pena, prevenzione, prescrizione.
Diventano il punto finale di un nostro ragionamento sulla riforma Cartabia e sulla necessità di intervenire per modificare i decreti attuativi. Abbiamo consegnato a dicembre un documento al Ministro della Giustizia che contiene una proposta concreta, chiedendogli di aprire un tavolo di confronto con la magistratura, il ministero, l’accademia e ovviamente l’avvocatura penalista. La richiesta è stata condivisa ed accolta.
Il segretario di Area Dg e pm Eugenio Albamonte ha chiesto a Nordio di tacere per dieci giorni e di mettere sul tavolo proposte concrete di riforma.
Bisogna dare al Ministro il tempo anche di prendere possesso della macchina complessa che è quella del Ministero per sedimentare idee. Certamente occorre passare alla fase delle proposte, a partire dal tema delle intercettazioni. Noi non ci associamo alla polemica di Albamonte perché crediamo che il ministro abbia avuto la necessità di mettere a fuoco le cose da fare; indubbiamente è giunto il momento del fare, tutti insieme.
In commissione Affari Costituzionali della Camera è iniziato l’iter per la discussione di 4 proposte di legge sulla separazione delle carriere. Tre su quattro ricalcano il testo della vostra pdl di iniziativa popolare.
Si tratta di un capitolo fondamentale della nostra battaglia e del tratto finale della mia presidenza e della mia giunta. Subito dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario, messe definitivamente a fuoco le nostre proposte sul tema del processo penale e auspicando l’apertura del tavolo ministeriale quanto prima, dedicheremo tutte le nostre energie non solo nel seguire l’iter parlamentare ma altresì a dar vita ad un consenso popolare intorno al tema.
L’Anm però è preoccupata. Ha fatto una mozione su questo al termine dell’ultimo Cdc.
Questo dimostra che la questione è cruciale, è la riforma delle riforme. Essa ridisegnerebbe gli equilibri ordinamentali all’interno della magistratura. Inoltre la separazione degli uffici di Procura da quelli giudicanti cambierebbe la storia della giurisdizione nel Paese.
Loro sostengono che i pm acquisterebbero più potere.
Si tratta delle argomentazioni più pretestuose e meno plausibili che sono soliti utilizzare.Perché improvvisamente si dovrebbero incattivire e diventare dei corpi speciali? In tutto questo ci si dimentica che nel processo accusatorio il pm da solo non può fare nulla.
Ma con un Csm di soli pm?
Nella nostra proposta di riforma i due Csm hanno una composizione paritaria con la componente laica. Ma quello che maggiormente prospettano è una loro ipertrofia nell’esercizio delle funzioni. Ma non sarà così perché questa volta ci sarà un giudice veramente terzo.
Che cosa pensa della polemica Donzelli/Delmastro contro il Pd?
È un livello desolante della polemica. E poi non ho capito cosa di addebita ai parlamentari del Pd.
Qualche esponente di Fratelli d’Italia ha detto che quando loro vanno in carcere non parlano con i mafiosi ma con gli agenti.
Non hanno chiaro quale sia non solo il diritto ma anche il dovere del parlamentare. Deve parlare anche con gli agenti ma innanzitutto con i detenuti. Il senso del potere ispettivo dei parlamentari nelle carceri è quello di verificare in primis la condizione dei reclusi rispetto alle regole costituzionali.
Ma è surreale la domanda di Donzelli: state con lo Stato o con i mafiosi?
Ma certo. Si è trattato dell’ennesimo modo per strumentalizzare l’argomento del 41 bis. Basta nominarlo per essere assimilato ad un mafioso. Allora Gherardo Colombo è diventato un fiancheggiatore della mafia? Quello che si può addebitare ai parlamentari del Pd è che non hanno avuto la forza e il coraggio di mantenere il loro punto di vista contrario al 41 bis perché ritenuto incostituzionale quando fu introdotto 30 anni fa. Ai tempi c’era il Pds: ora fanno a gara a chi lo difende di più il 41 bis.
Molta mobilitazione per Cospito da parte del Pd. Nulla si fece per Provenzano, vegetale eppure fatto rimanere al 41 bis.
Sono d’accordo con lei. L’esempio che fa è indiscutibile e fa emergere il conformismo di queste posizioni. Non puoi parlare del mafioso anche se è ridotto ad un vegetale. Questo differente metro di giudizio colpisce ed è giusto rimarcarlo.
Nordio ha deciso: Cospito deve rimanere al 41 bis.
Non entro nel merito della vicenda Cospito. Quello che posso dire che è questo caso ha la possibilità di riaprire la discussione sul tema allo scopo di umanizzare il 41 bis, senza fare differenza tra detenuti, come abbiamo detto prima per Provenzano.
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