Il carcere duro
Perché viene prorogato il 41 bis, la strana logica
Massimo D’Antona fu ucciso nel 1999. Marco Biagi nel 2002. Da oltre vent’anni le Brigate Rosse non ammazzano e in pratica non ci sono più. Ma in tempi di 41bis dilagante intorno al caso di Alfredo Cospito bisogna chiedersi cosa ci fanno applicati al carcere duro, per esempio, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi: tre esponenti di quelle che furono chiamate le nuove Brigate Rosse.
Secondo il Tribunale di Sorveglianza di Roma “la proroga del 41bis non richiede contatti accertati ma la ragionevole e persistente possibilità di collegamenti. Questa continua a ravvedersi per l’immutata adesione all’ideologia sovversiva e le manifestazioni di interesse e riconoscimento che il detenuto continua a ricevere dalle organizzazioni esterne. La Cassazione ha affermato la necessità di valutare che le associazioni criminose mutino nel corso del tempo”. I giudici puntano inoltre sulle iniziative di solidarietà a favore dei brigatisti ristretti al 41bis da parte di rappresentanze di gruppi anarchici.
L’attenzione è rivolta per esempio a tre presìdi tenuti nel 2019 a L’Aquila ai quali avevano partecipato militanti marxisti-leninisti e anarchici con esposizione di striscioni in favore della libertà per Nadia Desdemona Lioce e per tutti i prigionieri politici. Secondo gli avvocati difensori, tra i quali Caterina Calia, da anni impegnata in processi politici e in particolare sui casi del 41bis, “si ritiene di dimostrare l’esistenza in vita dell’organizzazione Br-Pci smantellata nei primi mesi del 2003, ossia ben 19 anni fa, facendo riferimento ad altre organizzazioni non meglio specificate delle quali non si conosce finanche la sigla e l’epoca di operatività. Si riconosce che si tratta di organizzazioni del tutto diverse sul piano programmatico strutturale e operativo e tuttavia le si richiama al solo scopo di fornire una pseudo motivazione atta a giustificare la proroga del regime speciale nei confronti di un soggetto che non risulta avere avuto alcun contatto con le predette organizzazioni o con qua uno dei suoi aderenti”.
Ma i giudici riescono a sconfinare addirittura nella pura suggestione facendo riferimento al pericolo di contatti con le latitanti Simonetta Giorgieri e Carla Valenti. Si tratta di militanze in periodi storici diversi. La difesa dei ristrettì al 41bis si dice impossibilitata a contestare elementi generici e privi di correlazioni concrete con le persone. Giorgieri e Valenti furono condannate a pene intorno agli otto anni di reclusione 40 anni fa. Furono arrestate in Francia nei primi anni ‘90 ai fini di una estradizione che non fu mai concessa. Entrambe poi non risultano essere nella lista dei 12 latitanti per i quali l’Italia ha chiesto l’estradizione nel 2021. I reati in questione sono prescritti. “E allora perché definirle latitanti – fanno notare i difensori – Su quali basi si può sostenere che se Mezzasalma non fosse detenuto in regime di alta sicurezza dovrebbe stabilire legami con Giorgieri e Valenti?”. Belle domande. Ma l’approfondimento istruttorio chiesto sul punto specifico veniva disatteso dai giudici che confermavano la restrizione al 41bis. Insomma il passato che non passa. Mai.
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