Il “cartellino giallo” che giovedì il coach e anche arbitro Mario Draghi ha mostrato ai partiti di maggioranza deve aver funzionato bene se tra cabina di regia e consiglio dei ministri ieri sono stati approvati senza particolari tribolazioni due provvedimenti tanto attesi quanto rivoluzionari. Si tratta del decreto energia che taglia i costi delle bollette per famiglie e aziende e al tempo stesso aumenta fino a raddoppiare le estrazioni di gas nei giacimenti italiani.

Via libera anche al decreto che corregge i “buchi” che aprono la porta alle truffe nei vari bonus edilizi. In tutto il governo mette sul tavolo otto miliardi di cui 5,5 solo per combattere il caro energia – oltre ai 10,2 distribuiti sinora da luglio 2021 – di famiglie e imprese senza toccare i saldi della legge di bilancio e senza fare nuovi scostamenti di bilancio. Una promessa e un impegno che molti avevano messo in dubbio. Entrambe queste misure fino a poche ore prima avevano scatenato distinguo, eccezioni, risentimenti, “non ci sto” essendo ciascuna di loro e per motivi diversi una bandiera identitaria di una parte e dell’altra.

Almeno per ieri però i ministri – e i loro leader fuori da palazzo Chigi – hanno cercato di tenere insieme “pragmatismo e idealismo” come li aveva pregati di fare il premier il giorno prima. Anche per rispettare la promessa fatta al presidente Mattarella quando ha accettato il secondo mandato: raggiungere gli obiettivi prefissi, uscire dalla pandemia, realizzare il Pnrr, allineare le disuguaglianze. Da quel giuramento, invece – era il 3 febbraio – non è passato giorno senza che Lega e Forza Italia rivendicassero qualcosa e i 5 Stelle facessero lo stesso dall’altra parte.

Quattro volte sotto
L’apoteosi è stata la notte tra mercoledì e giovedì quando in Commissione bilancio il governo è stato battuto ben quattro volte, la più clamorosa delle quali quando Forza Italia e Lega hanno votato l’emendamento di Fratelli d’Italia che rinvia al 2023 il testo del contante a mille euro. Per non parlare di due provvedimenti – riforma del Csm e applicazione della Bolkestein per i balneari – votati all’unanimità in Consiglio dei ministri e subito dopo “smontati” a parole dai segretari dei partiti. “I testi saranno modificati e migliorati dal Parlamento” hanno promesso Salvini, Tajani e i 5 Stelle alludendo a modifiche alle misure appena approvate.

“Così non andiamo avanti, io non sto qui per tirare a campare” ha ammonito Draghi giovedì sera i capi delegazione convocati all’improvviso a palazzo Chigi dal premier che ha voluto anticipare il suo ritorno in Italia lasciando aperto a Bruxelles il delicatissimo dossier Ucraina. La “strigliata” – così è stata definita dai presenti, Giorgetti, Bonetti, Patuanelli, Orlando e Gelmini – ha sortito l’effetto sperato. Almeno per ora.

Unanimità
Un’ora e mezzo di cabina di regia in mattinata e due ore di consiglio dei ministri nel pomeriggio hanno fatto fare un bel passo avanti all’azione di governo. Entrambi i provvedimenti sono stati approvati all’unanimità. Oltre ai soldi contro il caro bollette e alle modifiche dei bonus edilizi, il Cdm ha dato il via libera a 15 milioni per le famiglie dei sanitari deceduti causa Covid (oltre trecento solo i medici) e al fondo “per promuovere la ricerca e lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori, la riconversione dei siti industriali esistenti e l’insediamento di nuovi stabilimenti in Italia”. Si comincia con un miliardo quest’anno e si andrà avanti fino al 2030 compreso. Nelle modifiche ai bonus edilizi, il ministro Orlando è riuscito ad inserire una norma fondamentale: d’ora in poi la concessione degli appalti sarà subordinata all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore. Una norma che garantisce formazione e maggiore sicurezza nei cantieri.

“Un bellissimo governo”
Draghi si presenta in conferenza stampa con il suo “poker” d’assi: il ministro dell’economia Daniele Franco, il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani e il responsabile dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Una formazione inedita in questo anno di governo. Ciascuno di loro ha spiegato il proprio pacchetto di misure: sintetici, precisi, efficaci, senza ridondanze di politichese. “Avete visto che bravi ministri che ho, un bellissimo governo” ha sottolineato Draghi. Messaggio in bottiglia ai tanti detrattori e ai gufi che ogni giorno cercano ed esaltano difficoltà ed incomprensioni. Lapidario Giorgetti. Al giornalista che gli ha chiesto di commentare “il suo segretario che ogni volta lo sfiducia visto che appena lei vota un procedimento in Consiglio dei ministri, Salvini precisa che quello stesso provvedimento sarà cambiato dal Parlamento”, il ministro dello Sviluppo economico è stato tanto lapidario quando efficace: “È dovere del Parlamento migliorare l’azione del governo, l’importante è che non peggiori le decisioni già assunte”.

Sulla irrequietezza di Salvini, ha aggiunto: “La politica è l’arte di rendere possibili le cose desiderabili. Ed è esattamente ciò che cerchiamo di fare ogni giorno”. Draghi ha sorriso, a modo suo, tanto impercettibile quando eloquente. Peccato che Giorgetti non si presti più spesso al confronto con i giornalisti. Draghi ha voluto anche tornare su quello che è successo giovedì. “Quello che ho voluto (e dovuto, ndr) fare ieri incontrando i capi delegazione è esattamente questo: ricordare col massimo rispetto il mandato di questo governo. Portare avanti le riforme del Pnrr e mettere a terra i provvedimenti”.

Il dettaglio delle misure
Contro il caro bollette il ministro Franco ha trovato nel bilancio, grazie ai margini di crescita dello scorso anno, ben 5,5 miliardi. È stato deciso l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta e l’abbattimento dell’Iva al 5% prima gas. Sono tre milioni e mezzo i nuclei famigliari “protetti”. È possibile che non basti, e anche se il caro prezzi sta rallentando (+14 miliardi nel secondo trimestre del ’22 per luce e gas contro i +21 del primo trimestre) “serviranno altri interventi”. Per ora abbiamo fatto “senza scostamenti. Abbiamo chiuso i conti del 2021 molto bene, i dati di cassa dimostrano che il livello del fabbisogno è risultato molto più basso delle attese grazie all’andamento dell’economia e delle entrate in generale, un trend positivo che dovrebbe continuare anche quest’anno”. Ogni prossima decisione -scostamento o no – “dipende dall’evoluzione delle circostanze”. Numeri e parole lasciano però immaginare scenari positivi.

Cingolani ha spiegato “i quattro pilastri” di quello che ha tutta l’aria di essere un piano energetico per l’Italia del domani. Il primo pilastro è l’estrazione del gas nei giacimenti già attivi (Sicilia e mar Adriatico): aumenterà di 2,5 miliardi di metri/cubi passando ad un totale di 5,7 miliardi. Erano oltre venti i miliardi di m/c estratti vent’anni fa. Si tratta di gas che sarà venduto a prezzi “assai più vantaggiosi”. Ci vorrà un anno per raggiungere questi obiettivi ma prima si comincia e meglio è. Il secondo pilastro riguarda la “semplificazione estrema per gli impianti delle rinnovabili”. Ci sarà un modello unico per i privati e gli impianti fino a 200 kw. Poi stoccaggio e geotermia. Progetti a medio periodi tutti finanziabili con il Pnrr e finora rimasti indietro per la troppa burocrazia e i tanti no che ancora arrivano, ad esempio, dalle sovrintendenze. Giorgetti può annunciare un miliardo all’anno per il settore dell’automotive e per accompagnare la transizione ecologica verso il mercato dell’auto non solo elettrico ma anche ibrido. “Il governo ci mette questi soldi ma l’appello è ai privati perché contribuiscano e partecipino a questo passaggio”.

Governo avanti-march
Visto così, ascoltandoli, sembra un governo che marcia gonfie vele. “Faremo tutto quello che è necessario per intensificare il confronto con i leader di partito e dei gruppi parlamentari. È mia intenzione – ha rassicurato Draghi – fare tutto il necessario per mantenere la promessa fatta: far ripartire il paese, realizzare la crescita e il Pnrr”. Fondamentale e prioritario, nelle prossime settimane, “è sbloccare la delega fiscale, quella per la concorrenza e la riforma del codice del appalti”. Una giornata piena di buone notizie. E quello che siede davanti ai giornalisti ha tutta l’aria di essere un governo in modalità “avanti-march”.

Draghi spera di “uscire il prima possibile dallo stato di emergenza e dalle restrizioni per la pandemia”. Entro pochi giorni ci sarà una road map “per eliminare ogni incertezza in una fase che, anche a livello geopolitico, è invece piena di incertezze”. Eh già, perché come se non bastasse, il premier è chiamato a un delicato ruolo di mediatore tra Mosca e Kiev. “È stato Putin a chiedere il faccia a faccia” ha spiegato. E il presidente Zelensky la mediazione dell’Italia. Mosca liscia il pelo all’Italia promettendo “maggiori forniture di gas”. Parole “doppie”, però, perché nascondono la trappola: Putin non vede l’ora di dividere il blocco Nato ed europeo. Magari facendo proprio leva sull’Italia, la più debole per le fonti di energia.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.