Le considerazioni del Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione, di una accademica delle scienze penali e di una avvocata penalista su diritti fondamentali, processo penale e questione di genere. E ancora, la tenacia dell’avvocata turca Serife Ceren Uysal, storie dell’impegno delle donne che si occupano di carcere, in quarta. Questo il numero di PQM dell’otto marzo.

Ha ragione la Presidente Cassano nell’affermare che la cultura del giusto processo e delle sue regole, la salvaguardia dei diritti fondamentali della persona, non richiedono quote rosa, ma la condivisione dei princìpi e dei diritti scolpiti nella nostra Costituzione. Eppure, nonostante l’attenzione crescente al tema dell’uguaglianza tra uomini e donne anche all’interno del nostro “piccolo mondo giudiziario”, il problema c’è. Non basta l’impegno a garantire la presenza femminile nei panel dei convegni, a volte più per evitare polemiche che per altro. Si tratta di prevedere nei reticoli delle garanzie processuali specifici presìdi per assicurare alle avvocate la possibilità del pieno esercizio delle prerogative professionali. Un primo passo importante è stato certamente compiuto con la modifica dell’art. 420 ter cpp che, grazie all’impegno e alla tenacia delle avvocate dell’allora commissione pari opportunità di UCPI, ha portato alla previsione del legittimo impedimento del difensore nel periodo di gravidanza e maternità.

Gli attacchi

Le avvocate oggi sono troppo spesso oggetto di ignobili attacchi, soprattutto attraverso i social, quando assumono la difesa di imputati accusati di reati di genere. È l’ennesima manifestazione di quel populismo giudiziario che disprezza diritti e garanzie e identifica l’accusa con la responsabilità. Il diritto di difesa non è una questione di genere. Noi di questo siamo pienamente convinti e rifuggiamo quella pericolosa deriva che vorrebbe le avvocate in quanto madri, mogli e comunque donne, relegate nel solo ruolo di difensori delle vittime.

Né dobbiamo dimenticare la violenza contro le avvocate in altre parti del Mondo. Non così lontano da noi, in Turchia, è a rischio non solo la loro libertà, ma anche la loro vita, per l’impegno nella difesa dei diritti umani. Il carcere è da sempre una Istituzione declinata al maschile. Lo è per chi lo subisce ma anche per chi, come operatore o rappresentante delle istituzioni, prova ogni giorno a renderlo più umano. Noi donne di PQM non vogliamo mimose, ma dire agli uomini che il problema c’è e ci dobbiamo lavorare. Buona lettura.

Sabrina Viviani

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