Basta meno di metà anno dal completamento del primo ciclo perché l’efficacia dei vaccini nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scenda dal 74% a 39%. Lo rileva l’Istituto superiore di sanità nel report settimanale esteso sull’andamento epidemiologico, anche se “rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia nei vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi – emerge nel rapporto – è pari al 93% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’84% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi”. L’efficacia nel prevenire la diagnosi e casi di malattia severa “sale rispettivamente al 77% e al 93% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva-booster”.

L’efficacia della terza dose è dimostrata dal calo dei contagi fra gli operatori sanitari, che aveva continuato ad aumentare per tutta l’estate, fino all’introduzione del nuovo richiamo a settembre. Il rapporto settimanale dell’Istituto superiore di sanità fa notare anche che mentre l’aumento dei contagi è rapido e deciso, quello dei ricoveri e dei decessi sale più lentamente grazie all’immunizzazione della popolazione.

I vaccini proteggono solo parzialmente dal contagio, ma restano molto efficaci nel limitare i sintomi dell’infezione. Un’altra dimostrazione dell’utilità delle terze dosi arriva dalla diminuzione dei contagi nelle fasce d’età più elevate, quelle che hanno ricevuto l’ulteriore richiamo: “La percentuale di casi di COVID-19 rilevati in persone con età >60 anni è in lieve diminuzione (20,0% vs 21,1% rispetto alla settimana precedente)” si legge nel rapporto. Gli ultra 80enni sono poi i più vaccinati e la classe con meno casi: lì l’incidenza resta compresa tra 50 e 100 casi settimanali ogni 100mila abitanti, mentre la media è 162.

Il rischio di decesso di un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a un vaccinato con dose booster; 11,1 volte maggiore rispetto a vaccinato da meno di 5 mesi e 6,9 volte maggiore rispetto ad un vaccinato da più di 5 mesi.

“Analizzando il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80 – si legge nel rapporto si osserva che dal 22 ottobre al 21novembre il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati è circa nove volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da oltre di cinque mesi  e sei volte rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi”.

Invece nel periodo compreso tra il 22 novembre e il 5 dicembre, nella popolazione 0-19 anni in Italia sono stati segnalati 48.503 nuovi casi, di cui 167 ospedalizzati e 2 ricoverati in terapia intensiva. Nell’ultima settimana si osserva “un aumento dell’incidenza in tutte le fasce d’età; in particolare nella popolazione di età inferiore ai 12 anni, attualmente non eleggibile per la vaccinazione e che mostra un’incidenza più elevata rispetto alle altre fasce d’età”.

Infine nella classe di età 6-11 anni si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane. Si osserva inoltre, nelle ultime settimane, un aumento del tasso di ospedalizzazione nella fascia sotto i tre anni.

Redazione

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