Quarantadue anni dopo quel tragico 17 giugno 1983, la storia di Enzo Tortora continua ad essere una ferita aperta nella coscienza civile del Paese. Quel giorno il celebre conduttore Rai, simbolo di una televisione colta e popolare, venne arrestato con accuse gravissime, rivelatesi infondate, e travolto da un errore giudiziario che ha segnato la storia italiana. Per ricordarne la figura, la Fondazione Luigi Einaudi ha organizzato ieri mattina una commemorazione al Cimitero Monumentale di Milano, dove il giornalista riposa dal 1988. I presenti – rappresentanti dell’Unione Camere Penali, dei Radicali italiani, personalità del mondo della politica e delle professioni, e tanti cittadini – hanno depositato simbolicamente una rosa bianca sulla tomba di Tortora.

Il ricordo della figlia Gaia

“Oggi siamo qui per mio padre e per le tante, troppe, persone che non possono essere presenti. Il nostro compito è quello di portare avanti la loro voce”, ha detto la figlia, Gaia Tortora. “A chi in questo momento si trova nella condizione in cui si è trovato mio padre dico di non mollare. Fuori, nonostante tutto, c’è qualcuno che sta provando a cambiarla questa giustizia”. Nei mesi scorsi l’Associazione nazionale magistrati, per bocca del suo ex presidente Giuseppe Santalucia, si è detta contraria all’istituzione di una giornata in memoria degli errori giudiziari perché, sostengono le toghe, avrebbe gettato discredito sulla magistratura. “Trovo folle – ha sottolineato Gaia Tortora – che in Italia per istituire una giornata-simbolo come questa, quando ne abbiamo una per qualsiasi cosa, si debba ascoltare l’Anm. Un sintomo preoccupante della nostra politica. Ma a noi non interessa e oggi la celebriamo lo stesso”.

Le adesioni

All’iniziativa hanno aderito anche i suoi storici avvocati Raffaele Della Valle e Giandomenico Caiazza. “Enzo Tortora ha vissuto quella vicenda con angoscia, ma anche con una dignità che in 62 anni di professione non avevo mai visto e non ho più ritrovato”, ha detto Della Valle. “La sua vicenda”, ha spiegato Caiazza, “non è stata la storia di un errore giudiziario, ma una perfetta anticipazione dei mali che tutt’oggi affliggono la giustizia: la Procura che difende ad ogni costo il proprio errore, il Giudice che – qui per fortuna solo in primo grado – corre in solidale soccorso del Pm e della credibilità di una inchiesta clamorosa e di rilievo mediatico eccezionale”.

Il libro che Tortora ha voluto con sé nella tomba

Durante la manifestazione il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, ha regalato ai ragazzi under 30 presenti “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni, libro che Tortora ha voluto con sé nella tomba.

Storie di errori giudiziari

“Con Enzo Tortora, 42 anni fa, finì alla sbarra anche la credibilità di un intero Paese. E come lui sono quasi mille gli innocenti che ogni anno vengono privati ingiustamente della propria libertà”, ha detto Benedetto. “Avevamo accolto con favore la proposta del legislatore di istituire una giornata per le vittime degli errori giudiziari, ma come spesso avviene in tema giustizia, gli equilibri parlamentari hanno impedito l’approvazione della norma. Per questo, con la nostra iniziativa non intendiamo sostituirci al parlamento ma svolgere un’opera di supplenza”. Per il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini, invece: “Enzo Tortora rappresenta un simbolo come Giordano Bruno. Con la differenza che la Chiesa cattolica romana è molto cambiata dai tempi del rogo in Campo de’ Fiori, mentre la magistratura, i media e la società italiana non sono affatto cambiati dai tempi in cui Tortora subì il proprio calvario giudiziario e civile”.

Marco Cruciani

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