Il vulcano Sakurajima, uno dei più attivi e pericolosi del Giappone, continua a mostrare la sua forza. Infatti in questi giorni è iniziata un intensa attività vulcanica. I testimoni e media locali hanno riportano la notizia di una colonna eruttiva di qualche chilometro le cui ceneri si sarebbero riversate nel versante sud-est. La rete di monitoraggio ha mantenuto il livello di allerta a 3 su 5 e persistono le restrizioni di accesso al vulcano. Il Sakurajima è situato nella prefettura di Kagoshima, sull’isola di Kyushu ed è un maestoso stratovulcano che si erge di fronte la città giapponese proprio come il Vesuvio con Napoli. Proprio per questa somiglianza con il vulcano partenopeo le città di Napoli e Kagoshima sono da sempre gemellate e Napoli ha dedicato alla citta giapponese anche il nome di un importante arteria cittadina che collega il Vomero a Chiaia, così come la città giapponese ha dedicato una parte del lungo fiume a Napoli. Dopo la grande eruzione del 1914 il Sakurajima si è collegato alla penisola di Ōsumi, non appena i fiumi di lava solidificata crearono un istmo naturale. Questa fu una delle eruzioni più violente del XX secolo in Giappone ed è ancora impressa nella memoria collettiva degli abitanti della regione. Oggi, il vulcano è caratterizzato da frequenti eruzioni di tipo stromboliano, con pennacchi di cenere che raggiungono regolarmente diversi chilometri d’altezza. Gli abitanti di Kagoshima, la città che si affaccia sulla baia di fronte al vulcano, convivono da sempre con questo gigante inquieto, adattandosi alla costante pioggia di cenere che occasionalmente ricopre strade e abitazioni.

Una storia di eruzioni devastanti

La storia eruttiva del Sakurajima è lunga e drammatica. Le prime eruzioni documentate risalgono al 708 d.C., quando un eruzione stravolse il paesaggio. Tuttavia, fu l’eruzione del 1471-1476 che segnò l’inizio di periodo di intensa attività. L’evento più catastrofico nella storia recente del vulcano fu proprio l’eruzione del 1914, nota come eruzione di Taishō. Iniziata il 12 gennaio del 1914, eruttò più di 1,5 chilometri cubi di materiale vulcanico. La violenza dell’esplosione fu così estrema che si udì fino a 600 chilometri di distanza. Le colate laviche furono così massive da riempire lo stretto canale marino che separava l’isola dalla terraferma, trasformando cosi Sakurajima in una penisola. In totale l’eruzione del 1914 causò 35 vittime ma costrinse migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Dopo un periodo di relativa calma, il vulcano tornò a una fase di attività nel 1955, con eruzioni che continuano fino ad oggi. Nel 2020 c’è stata un’importante escalation, con oltre 100 eruzioni registrate in un solo mese. Particolarmente significativa fu anche l’eruzione dell’agosto del 2013, quando il vulcano produsse un pennacchio di cenere alto 5 chilometri, costringendo le autorità a emettere un’allerta di livello 4 (su una scala di 5) per le zone circostanti.

Il Sakurajima nel contesto mondiale dei vulcani attivi

Il comportamento del Sakurajima trova molte similitudini in diversi vulcani attivi in tutto il mondo. Ad esempio l’Etna in Sicilia, condivide molte caratteristiche con il gigante giapponese: entrambi infatti sono stratovulcani con frequenti eruzioni stromboliane e stanno in prossimità di aree densamente popolate. L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, presenta un’attività quasi continua con frequenti fontane di lava ed emissioni di cenere che influenzano regolarmente la città di Catania, proprio come il Sakurajima sulla città di Kagoshima. Un altro vulcano simile si trova in Indonesia, il Monte Merapi che è considerato uno dei vulcani più attivi al mondo, ed è famoso per le sue eruzioni piroclastiche che minacciano gli oltre un milione di persone che vivono nelle sue vicinanze. In Italia, oltre all’Etna, il Vesuvio offre un inquietante parallelismo con il Sakurajima per la sua forma e per la sua vicinanza a una grande area metropolitana. Sebbene attualmente in una fase di quiescenza, il Vesuvio ha un potenziale distruttivo ed è una minaccia costante per Napoli e i suoi dintorni. L’eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano serve come monito storico della sua potenza.

Convivenza e adattamento ad un vulcano attivo

Le autorità mantengono un sistema di monitoraggio all’avanguardia, con strumenti che rilevano anche le più piccole variazioni nell’attività sismica e delle emissioni gassose. Gli abitanti di Kagoshima hanno sviluppato strategie uniche per coesistere con questa minaccia costante e manifestare tutta la loro resilienza: rifugi anti-cenere sono stati costruiti in tutta la città, e regolari esercitazioni di evacuazione fanno parte della vita quotidiana dei cittadini. Il Sakurajima non è solo una minaccia, ma anche una risorsa: il terreno vulcanico è incredibilmente fertile, e le acque termali alimentate dal calore sotterraneo attirano numerosi turisti, contribuendo all’economia locale. Oggi, il Sakurajima rimane sotto stretto e costante osservazione dall’Osservatorio Vulcanologico di Kagoshima, gli scienziati continuano a studiare questo gigante per migliorare i sistemi di previsione delle eruzioni e proteggere le comunità che vivono nella sua ombra, in un equilibrio precario che rispecchia la convivenza dell’uomo con le forze della natura in molte regioni vulcaniche del pianeta.

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