Un ‘cold case’ risolto dopo ben 32 anni. Il mistero legato alla scomparsa della studentessa altoatesina Evi Rauter, avvenuta nel 1990 a Firenze, ha oggi una risposta. È suo il corpo ritrovato impiccato nello stesso periodo in Spagna: un collegamento che nessuno ipotizzò all’epoca, ma che ora è stato portato alla luce.

A riportare la vicenda è il quotidiano Dolomiten.

La scomparsa 

Evi Rauter, studentessa 19enne di Lana, in provincia di Bolzano, fece perdere le sue tracce il 3 settembre del 1990. La giovane, che quell’anno aveva sostenuto l’esame di maturità, si trovava a Firenze per qualche giorno di vacanza, ospitata dalla sorella che studiava all’università e viveva in un appartamento di un pensionato. Aveva lasciato un biglietto: “Vado in gita a Siena”. Ma sparì nel nulla.

Il giorno dopo una ragazza fu trovata impiccata in una pineta a Portbou, località della Costa Brava in Spagna: il corpo rimase però senza identità. Nessuno riuscì a dare informazioni utili e la donna venne sepolta in una tomba senza nome.

Il riconoscimento del corpo 

Grazie a una trasmissione di casi irrisolti della tv austriaca Atv, in collaborazione con il programma televisivo spagnolo ‘Crims’ su TV3 e Catalunya Ra’dio, l’identità di quel cadavere è stata svelata. Una altoatesina, che all’epoca viveva in Austria, ha riconosciuto in una foto pubblicata dall’emittente la ragazza scomparsa. Nei giorni scorsi i genitori e la sorella hanno identificato i vestiti, le scarpe e l’orologio che indossava la giovane trovata morta in Spagna: il dna della salma all’epoca non venne prelevato. La presentatrice di ‘Crims’ ha contattato la sorella di Evi, che ha confermatosi trattasse della stessa ragazza. “Ora dopo 32 anni sappiamo che è mia sorella, ma non sappiamo cosa sia successo in quelle 20 ore tra quando ha lasciato il mio appartamento a Firenze ed è arrivata a Portbou? È un mistero. Io e la mia famiglia siamo convinti che si tratti di Evi, ma non abbiamo nessun documento ufficiale della polizia” ha dichiarato, secondo quanto riportato dall’Agi.

Però il giallo è in realtà risolto solo in parte. La polizia e l’anatomopatologo infatti non sono convinti che si sia trattato effettivamente di suicidio. La ragazza trovata impiccata era infatti rivolta con il viso verso l’albero a 40 centimetri dal suolo. Inoltre il nodo era ‘professionale’, realizzato con un’abilità che la ragazza non poteva avere. Sui piedi nudi, durante l’autopsia, non furono trovate tracce di terra dell’area sotto l’albero.

Elementi che porterebbero a un omicidio: reato che in Spagna va in prescrizione dopo 30 anni, e che quindi rimarrebbe senza un colpevole. Il caso però, sottolinea il Dolomiten, potrebbe però essere riaperto in Italia.