La città di Jingxi, nella regione meridionale del Guangxi, sta facendo discutere a livello nazionale e internazionale per una misura che ricorda i tempi della Rivoluzione Culturale di Mao.

Nelle ultime ore stanno circolando sui social cinesi e stranieri, quelli non accessibili nella Grande Muraglia, video e immagini di una sfilata avvenuta lo scorso martedì per le strade della città di quattro trasgressori delle norme sull’immigrazione legate alla lotta contro il Covid-19. I quattro sono scortati dalla polizia, mentre un cordone di agenti in tenuti antisommossa limita i ‘cittadini-spettatori’.

Nel dettaglio, le quattro persone, che nel video si vedono indossare visiere, maschere e tute protettive contro il coronavirus e un cartello riportante il loro nome e una loro foto, sono accusate di traffico illegale di persone provenienti dal Vietnam. La Cina, che applica una politica ‘Covid-zero’, ha chiuso i confini dall’inizio della pandemia, limitando e controllando gli ingressi nel paese.

Come riporta il Guangxi Daily, alle 8 del mattino dello stesso giorno, un veicolo è circolato tra le strade della città con striscioni dagli slogan che ricordano l’epoca maoista: “Punire severamente i crimini legati alle frontiere per mantenere l’armonia e la stabilità al confine”. La parata, secondo la testata locale, ha fornito un avvertimento al pubblico per dissuaderli dal commettere reati di questo tipo.

Secondo quanto riportato dal sito web della città di Jingxi, negli ultimi mesi hanno sfilato, con le stesse modalità, anche altri sospetti accusati di contrabbando illecito e traffico di esseri umani.

Dura condanna da parte dei media nazionali e degli utenti cinesi. Per il Beijing News, affiliata al Partito comunista, “la misura viola gravemente lo spirito dello stato di diritto e non deve ripertersi”.

Più perentorio il Global Times che ha affermato che i tribunali e il Ministero della pubblica sicurezza cinese hanno emesso vari ordini dagli anni ’80 per vietare la sfilata di sospetti criminali. Ma la testata sottolinea come i funzionari della città meridionale possano essere puniti per la misura vietata.

Il governo di Pechino ha vietato la gogna pubblica nei confronti di sospetti criminali nel 2010, dopo decenni di campagne di attivisti per i diritti umani. La pratica, tuttavia, è riemersa da quando la varie province sono impegnate per garantire il rispetto della politica nazionale zero-Covid.

 

Redazione

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