Il problema della comunicazione è serio. Ed è anche grave, visto che perfino nel monolite di Fratelli d’Italia, seppur sottotraccia, emergono i primi dubbi sull’operato del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari come nuovo stratega mediatico della premier Giorgia Meloni. C’è chi scherza, tra i Fratelli d’Italia. Non mancano le battute sull’efficacia delle soluzioni proposte da quello che doveva essere il Mister Wolf di Palazzo Chigi. Quando lo spin doctor era Mario Sechi, il cerchio magico meloniano aveva un comodo capro espiatorio su cui addossare tutte le colpe dei fallimenti comunicativi. Negli ambienti vicini alla premier pensavano che sarebbe bastato sostituire una pedina per cambiare lo stile di gioco. D’altronde, come sosteneva la stessa Meloni, “Fazzolari è la persona più intelligente che abbia mai conosciuto”.

Eppure la comunicazione della presidenza del Consiglio e di FdI sembra ancora costellata di imprecisioni e gaffe. È stata Meloni, ad agosto scorso, ad affidare a “Fazzo” la supervisione politica della strategia comunicativa di governo e partito. Ma le prime avvisaglie di un caos che non accennava a placarsi si erano manifestate già a ottobre, quando, dopo sole due settimane di lavoro, la giornalista Federica Frangi ha deciso di abbandonare l’incarico di coach televisivo dei parlamentari di FdI. Troppe rivalità che scorrono sotto l’apparente compattezza di via della Scrofa. Tanti malumori perché “in tv ci vanno sempre gli stessi”. Meglio lasciare, prima di impantanarsi in una palude. Ma le perplessità interne sul lavoro di Fazzolari sono cresciute proprio negli ultimi giorni.

A fare da detonatore è stato il caso del deputato di FdI Emanuele Pozzolo. Il parlamentare “pistolero” che si è presentato armato alla festa di Capodanno organizzata dal sottosegretario Andrea Delmastro in un paesino del biellese. In questa circostanza si è vista tutta la schizofrenia della trama mediatica tessuta da Palazzo Chigi. Surreale la linea impostata in prima battuta dai dioscuri di Meloni, in pole position Fazzolari. “È solo un fatto di cronaca, non politico”, recitavano i primi dispacci provenienti dal quartier generale meloniano. Argomentazioni fragili, di cristallo. Che si sono infrante man mano che la polemica si surriscaldava sempre di più. Tra richieste di dimissioni e pressing sulla presidente del Consiglio. E infatti la linea viene smentita plasticamente, anche se con ritardo, dalla premier durante la conferenza stampa di giovedì. La domanda su Pozzolo è inevitabile. Quando arriva, Meloni non può più nascondersi.

Dunque annuncia la sospensione dal partito dello spericolato parlamentare vercellese. Con tanto di rimbrotto ai poco accorti Fratelli d’Italia: “Non sono disponibile a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se quelli attorno a me non capiscono questa responsabilità”. Altro che semplice episodio di cronaca. La legittimazione politica dell’incidente di San Silvestro la conferisce Meloni in persona. Con tre giorni di ritardo. Nonostante ciò, la presidente del Consiglio continua a fidarsi del suo presunto Mr. Wolf. Ma in Fratelli d’Italia più di qualcuno esprime dubbi sul nuovo corso della comunicazione meloniana, che somiglia troppo a quella vecchia.

Il chiacchiericcio intorno a “Fazzo” non è affatto casuale. Si intensifica dopo una doppietta. La gestione allegra del caso Pozzolo, infatti, è stata preceduta dalla défaillance sul Mes. Una fuga in avanti che è costata a Meloni il giurì d’onore chiesto da Giuseppe Conte a ritmo di fanfara. Troppo facile, per l’avvocato di Volturara Appula, approfittare della distrazione sul presunto “fax”, in realtà una email, sventolato da Meloni in Aula per sostenere che Conte avrebbe approvato le modifiche al Fondo Salva-Stati senza passare per il Parlamento. Semplice, come dicevamo, per il leader del M5s smentire e rilanciare, ricordando che quella decisione è stata approvata con un voto parlamentare. Anche qui, secondo le malelingue, c’entrerebbe Fazzolari. Pure alcuni parlamentari sono insoddisfatti dalle “linee guida” dettate dal sottosegretario, fedelissimo di Meloni. In effetti la premier avrebbe potuto prevedere questi scivoloni. Fazzolari è lo stesso che nelle prime battute della legislatura, parlando con Il Foglio, aveva messo in imbarazzo il governo con gli Stati Uniti, sostenendo che “l’omino della Cia non aveva altri interlocutori affidabili” in maggioranza eccetto Meloni. Cambiano le pedine, ma la comunicazione continua a non funzionare.