Nemmeno l’assoluzione ferma la Procura della Corte dei Conti. Che però, poi, fortunatamente, viene battuta. Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del Consiglio comunale di Parma e attuale responsabile Giustizia in Emilia-Romagna per Forza Italia, venne coinvolto nel 2015 nell’indagine Aemilia, la maxi inchiesta sulle infiltrazione della ‘ndrangheta al Nord. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, è stato poi assolto in primo e secondo grado.

Secondo i pm, che avevano anche chiesto la custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, avrebbe dato cinquantamila euro al boss cutrese Romolo Villirillo in cambio di voti per le elezioni amministrative nel 2007, dove era poi risultato il più votato. Interrogato durante il processo, però, Villirillo aveva smentito di aver ricevuto un solo euro dal politico forzista. Bernini, che pensava dunque di aver scampato il pericolo, non aveva considerato la Procura regionale della Corte dei Conti. Pur in presenza di assoluzione, i pm contabili gli hanno aperto un procedimento per “danno d’immagine” al Comune di Parma, ora guidato dall’ex grillino Federico Pizzarotti. Essendo stata contestata una dazione di 50mila euro, il risarcimento in via “equitativa” era diventato il doppio. La Procura regionale della Corte dei Conti era talmente sicura della bontà del proprio operato al punto da inserire questo procedimento all’interno della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario tenutasi lo scorso 26 febbraio a Bologna.

Per il procuratore Carlo Alberto Manfredi Selvaggi il “caso” Bernini, fra i centinaia di procedimenti pendenti, era uno dei più meritevoli di attenzione da parte del grande pubblico. Il mese scorso, comunque, la lieta notizia: la Corte dei Conti ha respinto la richiesta della procura e ha stabilito la nullità dell’azione risarcitoria. Per i giudici la mancanza di una sentenza di condanna non poteva comportare quella maxi richiesta danni di 100mila euro. «Da anni sono oggetto di tortura giudiziaria. La richiesta di risarcimento della Procura era completamente assurda», ha affermato Bernini che si è subito tolto un sassolino dalle scarpe. «Sto valutando – prosegue – di denunciare per diffamazione i vertici politici dell’amministrazione di Parma: in questa vicenda hanno fornito una ricostruzione dei fatti non corrispondente alla verità giudiziaria».