“Dai neonazi ai soldi sporchi. I video che accusano FdI”, la Repubblica, apertura di prima pagina, 2 ottobre 2021. “La lobby nera non esiste. Formigli-Fanpage erano tutte bufale”. Apertura di Libero, 20 dicembre 2022. Come dimenticare quell’autunno di un anno fa? C’erano state prima la condanna di Mimmo Lucano, e giù polemiche sulla sinistra, poi la “scandalosa” condotta di Luca Morisi a mettere in imbarazzo la Lega soprattutto per il libero consumo di sostanze psicotrope proprio sull’uscio di casa. Ma mancavano solo quarantotto ore alle elezioni amministrative, quelle che avrebbero confermato come vincente la sinistra a Roma e Milano, quando era scoppiato il caso di Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia e uomo forte di Giorgia Meloni a Milano. È la storia che sta evaporando proprio in questi giorni, come preannunciato dal titolone di Libero, con la richiesta di archiviazione da parte della procura.

Che il “caso” non esistesse, che la denuncia del solito Formigli fosse una sciocchezza costruita dai suoi amici di Fanpage, l’abbiamo detto subito, anche se in pochi. Tra questi Pietro Senaldi, che oggi lo rivendica con giusto orgoglio. Ma anche noi del Riformista, nel nostro “piccolo ma buono” avevamo esibito un bel titolo, pur se inquinato da quel po’ di romanesco che noi del nord non apprezziamo. “E mo’ pure i giornalisti con le barbe finte”. Eh sì, perché il famoso caso politico piombato come un missile sulle elezione era il frutto di una stupidata che più demente non si può. Un emissario del blog napoletano si era “infiltrato” a Milano per tre anni nel mondo della destra con il corpo ricoperto di microfoni a caccia di delitti per poi far infliggere le pene. Magari l’intento non era di tipo elettoralistico nelle intenzioni del giornale, ma sicuramente ci ha messo sopra la zampata il caro Formigli con la sua trasmissione del giovedì, mentre si era agli sgoccioli della campagna elettorale. Che cosa di meglio della bomba sulla “lobby nera”?

Le cose sono andate così. Il signor barba finta di nome Salvatore Garzillo, che forse vive a Milano ma sicuramente sa poco della vita politica del capoluogo lombardo, per infiltrarsi nel mondo di Giorgia Meloni va ad agganciare uno che con Fratelli d’Italia non ha più nulla a che fare da tempo, che è stato espulso, e anche condannato a due anni di reclusione per apologia del fascismo. Un tipo particolare, che i giornali definiscono “il barone nero”, si chiama Roberto Longhi Javarini, è effettivamente un nostalgico, ma assolutamente innocuo. Non ci sentiremmo di escludere che nelle serate più allegre con gli amici le sue battute sul fascismo e l’antisemitismo superino l’accettabile, con condimento costante di braccio teso. Ma è uno che vive nel suo brodo. La questione è, che cosa ha scoperto sulla destra milanese di scorretto in tre anni lo spione di Fanpage? Niente, a quel che se ne sa. Anche perché se ci sono video oltre alle immagini mandate in onda l’anno scorso, non sono state rese pubbliche, nonostante le abbia a più riprese richieste la stessa Giorgia Meloni prima di prendere provvedimenti su esponenti del suo partito.

Che cosa c’entra Carlo Fidanza in tutto ciò? È stato letteralmente incastrato in campagna elettorale, perché Longhi Javarini, che evidentemente, come succede, ha comunque mantenuto rapporti amichevoli con i vecchi camerati, lo ha contattato per presentargli colui che si palesava come un imprenditore simpatizzante della destra e che altri non era se non lo spione di Fanpage. Nelle campagne elettorali a volte si è superficiali e distratti, come quando ai comizi ti lasci fotografare non sai bene con chi, e anni dopo ritrovi quell’immagine in una base terroristica piuttosto che a casa di un mafioso. Peggio ancora va con i finanziamenti. Arriva un finto imprenditore che ti offre un contributo elettorale e stai poco attento. Dal video andato in onda su La7 un anno fa la cosa più fastidiosa è sicuramente qualche braccio teso di troppo, qualche battuta antisemita decisamente sconveniente (che giustamente ha fatto indignare la comunità ebraica ) e Fidanza che scherzava. Ma nulla di preciso su finanziamenti illeciti.

Anche perché non ci sono stati. Anzi, quando il signor Barba Finta ha dato un appuntamento a Longhi Javarini in un parco dicendo che gli avrebbe portato una valigia piena di soldi per il partito, all’incontro non si è presentato nessuno. E chissà che cosa c’era in quella valigia. E che cosa avranno registrato quel giorno gli inutili microfoni? A onor del vero qualche imbarazzo di Fidanza è stato registrato, nella famosa serata in cui si scherzava con i saluti romani. Perché, a sollecitazione del finto imprenditore che voleva finanziare una parte della campagna elettorale per le comunali, il parlamentare europeo si era un po’ barcamenato. “Le modalità sono – aveva detto – versare nel conto corrente dedicato. Se invece voi avete l’esigenza del contrario e vi è più comodo fare del black, lei si paga il bar e col black poi coprirà altre spese”.

Stiamo parlando di un aperitivo offerto a una candidata al consiglio comunale! E il direttore di Repubblica vi ha dedicato l’apertura del giornale! La cosa è finita alla Procura di Milano, anche perché il più forcaiolo e grillino del mondo ambientalista, Angelo Bonelli, ha pensato di essere lui il primo a presentare un esposto e a fare finire sul registro degli indagati ben otto persone, alludendo anche a rapporti con la mafia. Tutto in cenere, un anno dopo. E Carlo Fidanza, che senza quell’inciampo magari oggi potrebbe essere ministro, riabilitato. E stiamo a vedere come darà la notizia il quotidiano di Maurizio Molinari.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.