L'evento dell'Unione Camere Penali
Garantisti d’Europa uniti contro il vento forcaiolo
A Bologna si sta celebrando un evento importante, di quelli che non attirano titoli di giornali e talk-show, ma che segnano la crescita silenziosa e forte di idee cruciali per i diritti e le libertà di tutti noi. Occorre tornare indietro, al maggio del 2019, quando in una storica aula della Università Statale di Milano, gremita all’inverosimile, l’Unione delle Camere Penali Italiane presentava il frutto di un anno di lavoro -da essa promosso ed organizzato- di autorevoli accademici di tutta Italia: il “Manifesto del Diritto Penale liberale e del Giusto Processo”. Il populismo penale, malattia antica della politica della giustizia in Italia, si era fatto addirittura governo del Paese. Era l’epoca del governo gialloverde (Lega e M5S), cioè del Governo che ha espresso la più esplicita ed aggressiva politica populista e giustizialista della storia repubblicana.
Chiavi delle carceri buttate via, riforme penitenziarie bruciate nella piazza mediatica, principi e garanzie costituzionali sacrificati sull’altare di un “diritto penale-spazza” (copyright by prof. Domenico Pulitanò), cioè di un diritto penale agitato come un randello e come un simbolo, nella ottusa (e vana) illusione di “spazzare via” ogni forma di criminalità. L’UCPI sentì il bisogno, non appena insediata la nuova Giunta nell’ottobre del 2018, di lanciare la iniziativa di un Manifesto, che sapesse esprimere con chiarezza i principi fondativi ed irrinunciabili di una idea liberale del diritto e del processo penale, da contrapporre a quella furia populista e giustizialista che, d’altronde, dava segni inequivocabili di sé anche fuori dai confini nazionali. La storia ci insegna che l’esigenza di redigere manifesti di idee e di principi è sempre nata quando quelle idee e quei principi sono stati messi drammaticamente in discussione ed in pericolo, ed occorre rilanciarli, farli conoscere, diffonderli, persuadere.
Il risultato fu un Manifesto di straordinaria sintesi e completezza, che raccolse e disegnò, con il suggello autorevole -prima e dopo la presentazione del maggio 2019– della intera comunità dei giuristi italiani, i tratti fondativi ed identitari dell’idea liberale del diritto e del processo penale. Trentacinque canoni che distillano, con una cura semantica ed un rigore dottrinario esemplari, idee la cui drammatica e vitale importanza per le sorti della nostra stessa democrazia politica apparivano -allora come oggi- nitidamente chiare. Un diritto penale come “extrema ratio”, strumento eccezionale di controllo sociale che costruisce e regola la legittima potestà punitiva dello Stato intorno alla incondizionata e non negoziabile tutela dei diritti di libertà della persona sottoposta ad indagine o a processo; che riafferma e difende umanità e dignità anche del colpevole; che rifugge da eccessi punitivi, invocando pene proporzionate al disvalore del fatto perseguito, orientate alla rieducazione del reo ed al suo recupero sociale. Un processo penale giusto, cioè celebrato ad armi pari tra accusa e difesa al cospetto di un giudice terzo ed imparziale; un processo nel quale la privazione della libertà e dei diritti patrimoniali della persona prima del giudizio definitivo siano l’eccezione, non la regola; un processo -soprattutto- costruito intorno al rispetto incondizionato della presunzione di innocenza dell’imputato, e dunque della clausola secolare dell’ “in dubio pro reo”.
Ebbene in questi due giorni a Bologna prende corpo la nostra un po’ visionaria ambizione: di vedere quel nostro Manifesto condiviso dalla cultura giuridica (ed auspicabilmente politica) di tutta Europa. Il Manifesto è stato tradotto in quattro lingue, ed è stato studiato e diffuso nei più autorevoli consessi accademici europei. Ed ora per la prima volta ne discuteremo – insieme ai giuristi italiani che con noi lo hanno promosso e condiviso- con autorevoli giuspenalisti delle Università di Barcellona, Madrid, Louvain, Innsbruck, e con avvocati dei Fori di Parigi ed Aux-en Provence, quest’ultimo componente della Commissione per la Riforma del Processo Penale in Francia e strettissimo collaboratore del Ministro della Giustizia francese.
Spira in tutta Europa il vento gelido di una idea del diritto penale esattamente agli antipodi di quella profilata nel nostro Manifesto: di una idea cioè simbolica, mediatica, “esemplare” della potestà punitiva dello Stato, brandita innanzitutto con finalità ricostruttive e propagandistiche della identità politica dello Stato populista, giustizialista, securitario. Questo primo segnale di attenzione della cultura europea al nostro grido di allarme ci riempie ad un tempo di orgoglio e di speranza, perché le idee vanno seminate anche ed anzi soprattutto quando esse sembrano ignorate e neglette. Nei prossimi giorni saremo ricevuti dal Ministro Carlo Nordio, e ci presenteremo con il nostro Manifesto, e con la notizia della sua prima diffusione in Europa che questa due giorni bolognese saprà definitivamente consacrare. Sarà utile comprendere se i principi in esso affermati -e che sappiamo essere integralmente condivisi dal dott. Nordio da tempi non sospetti- sapranno ispirare la politica della giustizia dei prossimi mesi ed anni. I primi segnali, a dire il vero, sono tutt’altro che incoraggianti, ma i percorsi politici si costruiscono dialogando, senza riserve e pregiudizi, ascoltando e chiedendo di essere ascoltati. Noi ci siamo, e siamo sempre meno soli.
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