Anni di denunce inutili, per il neo ministro i detenuti lavorano e sono anche pagati
La gita di Nordio a Poggioreale, così il carcere più infernale d’Italia diventa un modello da seguire
Solo cose belle. Così Poggioreale, il carcere del sovraffollamento con oltre 2200 detenuti reclusi rispetto alla capienza di poco superiore alle 1500 unità, diventa una casa circondariale modello perché ha la falegnameria e la pizzeria, luoghi che coinvolgono poco più del 10% dei detenuti in attività lavorative che, precisazione assai superflua, prevedono anche un (misero) corrispettivo economico.
Avrà sicuramente visto un altro carcere il neo ministro della Giustizia Carlo Nordio. Le sue parole dopo la visita di un’ora a Poggioreale (in mattinata ha visitato Regina Coeli a Roma) fanno quasi venire la pelle d’oca. Anni di denunce sprecati. Segnalazioni di celle sovraffollate, anche con 12 detenuti che usufruiscono di un solo bagno e, se va bene, di una doccia, il tutto separato con un muretto, alto poco più di un metro, da cucina e mini-dispense, cadute nel vuoto.
Denunce inutili anche quelle relative a detenuti che da mesi aspettano una semplice radiografia e chiedono solo di ricevere una assistenza sanitaria adeguata. Tutto questo Nordio o non l’ha visto o preferisce ometterlo nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa. Sarebbe interessante sapere quali padiglioni ha visitato l’ex magistrato.
“Sicuramente ci sono molti problemi connessi alla carenza di strutture, di personale e alla carenza di risorse” si è limitato a dire al termine della visita condotta insieme al capo del Dap Carlo Renoldi, alla provveditrice regionale Lucia Castellano, al direttore di Poggioreale Carlo Berdini e al comandante Gaetano D’Iglio.
Qui “vi è anche un lato buono – ha sottolineato il ministro – l’assoluta professionalità del personale che ho incontrato, dai massimi dirigenti fino agli operatori. Poi c’è una cosa che ritengo fondamentale nelle carceri: una straordinaria attivazione del lavoro” ha aggiunto forse senza conoscere la reale percentuale di detenuti che davvero lavorano nel carcere di Poggioreale.
“Ho visitato – racconta entusiasta – la pizzeria, la falegnameria ed una serie di strutture dove i detenuti lavorano e non vi è niente quanto il lavoro che possa riparare dall’ozio e anche dalla disperazione. Sono detenuti, tra l’altro, che vengono retribuiti (e ci mancherebbe, ndr). Io spero che questa parte di Poggioreale aumenti sempre di più e che si diffonda anche negli altri istituti carcerari. Non tutti – ha spiegato Nordio – sono in grado, per ragioni logistiche, di attuare questa straordinaria opera che invece è stata attuata qui”.
“Non c’è nulla quanto il lavoro e lo sport – aggiunge – fermo restando la certezza della pena, che possa recuperare e rieducare il detenuto secondo quanto impone la nostra Costituzione”.
Nessuna parola sulle criticità. Nessuna parole sul numero esiguo di educatori, medici di reparto, psicologi e psichiatri. Nessuna parola sul numero dei suicidi, 74, registrato dall’inizio del 2022 nelle carcere di tutta Italia (a Poggioreale ad agosto un 43enne si è tolto la vita).
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