La visita nel penitenziario
Visitate Poggioreale, ma evitate le passerelle dettate dalla campagna elettorale
Meglio tardi che mai, viene da dire. Chissà se sarà un’inutile passerella o l’inizio di un serio impegno. Staseremo a vedere. Intanto domani vedranno loro, i dieci rappresentanti della politica, tra parlamentari e consiglieri regionali scelti per formare la delegazione che visiterà il carcere di Poggioreale, le condizioni in cui si vive soprattutto, e si lavora, nel mondo dietro le sbarre. Accompagnati dal garante regionale Samuele Ciambriello e dal garante di Napoli e della Città metropolitana Pietro Ioia, i dieci politici (i parlamentari Paolo Siani, Raffaele Bruno, Paola Nugnes, Cinzia Leone, Doriana Sarli, e i consiglieri regionali Loredana Raia, Annarita Patriarca, Diego Venanzoni, Paola Raia) potranno constatare con i propri occhi lo stato dei luoghi e delle persone in essi recluse, potranno verificare le criticità, porre domande e raccogliere risposte. In una parola, informarsi.
Perché questo dovrebbe essere il primo step: conoscere per intervenire ed evitare che il tema carcere sia ignorato dalla politica, allontanato da ogni priorità salvo poi farvi riferimento per campagne elettorali spot o, peggio, per evocare il giustizialismo più folle e populista. Come se il tema carcere non fosse strettamente legato ai temi della sicurezza dei cittadini e del rispetto della legalità che rende ogni luogo vivibile e ogni comunità sicura. Bisognerebbe tenerlo ben presente, invece, questo legame perché carceri più umane e rispettose della funzione costituzionale della rieducazione si tramutano in maggiore sicurezza per la società visto che i dati sulle recidive dicono che oltre il sessanta per cento dei detenuti che hanno seguito seri e costanti percorsi di rieducazione e formazione in carcere non torna a delinquere. La politica (finalmente!) entra in carcere, dunque. Al termine della visita della delegazione di politici campani, davanti al carcere di Poggioreale si terrà un sit-in a cui i garanti hanno invitato a partecipare avvocati, associazioni, volontari, familiari di detenuti.
«Sono contento che la politica abbia accolto il mio appello e abbia deciso di venire a visitare il carcere più sovraffollato d’Italia. L’idea di organizzare un presidio all’esterno del carcere e, subito dopo la visita dei politici nella struttura penitenziaria, una conferenza stampa – spiega Ciambriello – nasce dal desiderio di condividere pensieri, riflessioni, esperienze e proposte per contribuire ad un profondo ripensamento del sistema penitenziario. Il carcere non è un luogo senza tempo e senza spazio che non ci riguarda. Il carcere fa parte di noi e continuare ad ignorarlo equivale a rendersi complici di chi pensa che è deve rimanere una discarica sociale, un luogo di contenimento che restituisce serenità alla società. Chi ha sbagliato è giusto che paghi, ma con dignità e nel rispetto della tutela dei diritti inviolabili, primo in assoluto quello alla salute». Lo spirito dell’iniziativa è racchiuso in questa frase: “Fame di Giustizia e sete di Libertà: i diritti generano diritti”.
«Le problematiche dei detenuti, degli agenti di polizia penitenziaria, la mancanza di figure sociali e di professionisti nelle carceri, l’assenza di programmi concreti di inclusione sociale, l’inesistenza di adeguate strutture di accoglienza per detenuti con doppia diagnosi di tossicodipendenza e disturbi psichici e per i detenuti senza fissa dimora, sono questioni non più rinviabili – aggiunge il garante – . Le istituzioni, a vari livelli, devono impegnarsi per un cambiamento che deve poggiare le fondamenta su temi quali la sanità, la formazione, l’istruzione. Il tema della privazione della libertà è assente nell’agenda politica, ma è evidente che il Governo debba pensare ad un provvedimento di ristoro per i detenuti. Il carcere non deve restare separato dal mondo esterno e merita di essere salvato da una spinta riformatrice che non conosce limiti e barriere».
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