Il tema delle carceri, insieme a quello della giustizia, era scomparso dall’agenda politica dei partiti impegnati in questa strampalata campagna elettorale. Ci ha pensato Matteo Salvini a riproporre l’argomento. E lo ha fatto a modo suo. L’occasione è arrivata dopo i fatti accaduti in Calabria. La calda estate delle carceri ha infatti travolto anche un istituto di pena minorile. Quello di Catanzaro. Un incendio divampato in due aree del penitenziario ha costretto gli agenti in servizio a chiamare i vigili del fuoco.

Questi ultimi sono intervenuti, domando le fiamme e portando in salvo un detenuto e quattro poliziotti. In totale, le persone vittime del fumo tossico ed evacuate dai loro reparti sono state 18. Sono bastate poche ore al leader della Lega per strumentalizzare la vicenda. «Solidarietà alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria, dopo l’ennesima follia registrata nelle Carceri italiane – ha dichiarato Salvini – Nell’istituto penale per minori di Catanzaro è stata sfiorata la tragedia perché tre ragazzi hanno appiccato un incendio. Gli agenti hanno tutte le ragioni per protestare e chiedere maggiori attenzioni e tutele. Anche per questo, la Lega valuta con attenzione la candidatura di un rappresentante della Polizia Penitenziaria in una regione del Sud».

Insomma, il Segretario del Carroccio ha presentato la sua nuova versione: le divise non le indossa più ma le candida alle elezioni. Cosa voglia dire presentare un agente della penitenziaria in una lista elettorale, rispetto al dramma rappresentato dalle carceri italiane, è difficile capirlo. Quindi vi è solo una spiegazione: dando un contentino attraverso una candidatura a un poliziotto, la Lega rafforza uno dei suoi bacini elettorali (le forze dell’ordine) e fa un’operazione del tutto demagogica e propagandistica. Salvini non è stato certo il primo ad aver strumentalizzato il tema carceri, per ottenere voti e consenso e non sarà certo l’ultimo.

Anche a sinistra è in atto questo tentativo con la candidatura di Ilaria Cucchi. Quest’ultima ha avuto in passato, per la storia che ha visto purtroppo vittima il fratello Stefano, diversi scontri proprio con Salvini. E ricordiamo ancora il Capitano del Papeete che all’uscita dal carcere di Santa Maria Capua Vetere cercava in tutti i modi, non senza imbarazzo e difficoltà, di giustificare le terribili immagini che hanno mostrato la ormai nota mattanza. Certo il giustizialismo manettaro della Lega ha avuto un freno grazie alla campagna referendaria condotta per una giustizia giusta. Avventura intrapresa insieme al Partito Radicale e finita molto male. Ora, a riproporre la giustizia come argomento cardine per la futura azione di governo, è stato Silvio Berlusconi.

Il “nemico” per antonomasia delle toghe politicizzate. Lo sappiamo bene: l’attuale sistema carcerario è disumano e degradante per l’intera comunità penitenziaria, della quale fanno parte sia i detenuti che gli agenti. Ma cercare di indagare in modo più profondo ragioni e cause di eventi così drammatici, non farebbe certo male. Soprattutto a chi si candida alla guida del Paese. Salvini avrebbe dovuto fare lo stesso anche per gli episodi avvenuti a Catanzaro. Anche perché qui c’è una motivazione in più: si è trattato di minori. Di giovani, di ragazzi che forse hanno già segnato la loro vita. Noi ci auguriamo di no ma conoscendo il funzionamento delle carceri italiane che tutto fanno alle persone tranne che riabilitarle, le speranze di assistere a un lieto fine sono davvero poche.

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022