Carcere di Poggioreale. Da giorni è sotto i riflettori per essere stato il luogo in cui, secondo la più recente inchiesta della Procura di Napoli, sarebbero avvenuti gli scambi di droga e telefoni tra il garante di Napoli Pietro Ioia e alcuni detenuti. E continua ad essere il carcere simbolo delle criticità del sistema penitenziario, per via del sovraffollamento innanzitutto ma anche a causa di tutto quello che manca.

A partire dalle docce nelle celle, per esempio. E non è un esempio da poco. Si tratta delle condizioni minime di igiene e vivibilità che vengono negate, mortificate. Proprio in questi giorni gli osservatori di Antigone, l’associazione che da anni si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, sono stati nel carcere di Poggioreale, il più grande della Campania, tra i più grandi d’Europa. Nella struttura ci sono 2.126 detenuti (pensare che complessivamente nelle undici carceri della regione Calabria se ne contano 2.104) a fronte di una capienza regolamentare di 1.571 posti (di cui 87 non disponibili secondo dati diffusi a giugno dal ministero della Giustizia). Poggioreale è una casa circondariale composta da dodici reparti.

Gli osservatori di Antigone ne hanno visitati una parte: quelli destinati a detenuti trans, tossicodipendenti, omosessuali, i cosiddetti sex offender e cioè persone accusate di aver commesso reati a sfondo sessuale, e detenuti reclusi in regime di alta sicurezza e in isolamento disciplinare. Gli osservatori sono entrati anche nel reparto San Paolo, quello dedicato alle persone recluse in regime di ricovero e nella sezione che ospita i detenuti cosiddetti comuni. Il primo problema balzato agli occhi è quello delle condizioni di vita all’interno del vecchio carcere cittadino, aggravate sicuramente dalla sproporzione tra posti disponibili e gente detenuta.

Una sproporzione che adesso sarà accentuata anche dal fatto che il padiglione Roma, che si trova al primo piano della struttura di Poggioreale, è stato di recente svuotato per consentire i lavori di ristrutturazione, ciò significa che ai 1.571 posti disponibili sulla carta vanno sottratti ancora ulteriori posti. La capienza, quindi, si riduce mentre il numero dei detenuti continua, periodicamente, a crescere. E per l’immediato futuro non ci sono previsioni migliori sotto questo aspetto, se si considera che nel progetto di ristrutturazione che sta per essere attuato con i fondi stanziati anni fa dal ministero delle Infrastrutture rientrano anche i padiglioni Genova, Salerno, Napoli e Italia.

Dunque mezzo carcere di Poggioreale nel corso dei prossimi mesi sarà rimesso a nuovo, e questa è una buona notizia sicuramente ma incide sugli spazi della pena e soprattutto sugli spazi vitali dei detenuti, già stipati in celle sovraffollate. A questo si aggiungono le croniche carenze, come quelle rivelate dagli osservatori di Antigone: «Assenza di docce nelle celle di alcuni reparti, mancanza di sale destinate alla socialità nella maggior parte delle sezioni, presenza di ballatoi che riducono sensibilmente gli spazi a disposizione della popolazione detenuta», fa sapere Antigone.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).