In questi giorni, gli Stati Uniti sono in trattative con il Qatar e altri grandi paesi esportatori di gas per pianificare misure di emergenza nel caso in cui l’ormai attesa invasione russa dell’Ucraina interrompesse le forniture all’Europa. Il blocco dei negoziati tra Washington e Mosca accresce le preoccupazioni che il conflitto possa colpire le forniture di gas, proprio in un momento in cui l’Europa sta affrontando prezzi record. Le tensioni tra Russia e Ucraina mostrano alla luce del sole la debolezza dell’Europa dal punto di vista energetico.

A pesare più di tutto è la dipendenza della Germania dal gas russo: un elemento cruciale che lascia Bruxelles a corto di opzioni nel caso in cui si rendessero necessarie sanzioni contro Mosca. Berlino chiuderà quest’anno le sue ultime tre centrali nucleari, mentre le centrali a carbone dovrebbero chiudere entro il 2038. In sostanza, «la decisione di eliminare contemporaneamente nucleare e carbone ha reso la Germania completamente dipendente dal gas russo e vulnerabile alla possibilità che la Russia possa utilizzare l’energia come arma», ha dichiarato al Wall Street Journal Gustav Gressel, senior policy fellow dello European Council on Foreign Relations.

Secondo Eurostat, più della metà delle importazioni di gas tedesche vengono dalla Russia: la Germania è diventata così il più grande acquirente di gas russo al mondo (anche perché, nel frattempo, sono state ridotte le forniture provenienti dall’Olanda). Gli altri paesi dell’Ue dipendono in media dalla Russia per il 40 per cento. La gran parte delle spedizioni di gas della Russia verso l’Europa passano dai gasdotti che attraversano l’Ucraina, alcuni risalenti perfino all’epoca sovietica. Tuttavia, la Russia è nelle condizioni di garantire altrimenti il transito di gas verso la Germania. Questo le potrebbe consentire di dichiarare guerra all’Ucraina senza doversi preoccupare delle ripercussioni energetiche. Ecco perché Gressel avverte: «lo scenario che avevamo previsto da tempo si sta realizzando. È in gioco l’intero ordine di sicurezza europeo e la Germania deve essere disposta a pagare un prezzo per difenderlo».

In uno studio del ministero dell’Economia tedesco del 2015, che simulava un’interruzione improvvisa delle consegne di gas russo, si legge che, per continuare a soddisfare la domanda, gli impianti di stoccaggio del gas tedeschi dovrebbero essere pieni almeno al 60%. Ma secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, un’associazione che rappresenta gli operatori europei di infrastrutture del gas, mercoledì scorso i serbatoi erano pieni appena al 44%. La Germania si trova in un grande groviglio economico e politico. «Una eventuale aggressione militare russa sarebbe la prova di quanto dipendiamo dal gas russo e della nostra vulnerabilità di fronte all’uso dei rifornimenti di energia come arma politica», spiega Constanze Stelzenmüller, senior fellow della Brookings Institution. Che aggiunge: «Molti politici tedeschi vogliono credere che i russi siano fornitori affidabili, come è stato per decenni. Ma ora, sfortunatamente, ci sono molte prove del contrario»

. All’inizio dell’anno, infatti, l’Iea, l’Agenzia internazionale per l’energia, ha denunciato che la Russia è in gran parte responsabile della carenza di gas in Europa. E che Gazprom, l’azienda di stato che esporta il gas russo, ha ridotto i rifornimenti verso l’Europa proprio nel corso del quarto trimestre dell’anno, quello segnato dall’impennata dei prezzi. E così le politiche energetiche di Bruxelles (e soprattutto di Berlino) rischiano di precipitare l’Unione in un imprevedibile conflitto.

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