Noi del Riformista siamo a volte accusati di essere un po’ troppo indulgenti verso la Meloni ed eccessivamente severi nei confronti di chi vi si oppone. In effetti capita, diciamola tutta. Almeno personalmente, con il passare del tempo tendo sempre più a comprendere le ragioni di chi governa: mi succede da quando frequentai per un breve periodo le cosiddette – finte – stanze dei bottoni, verificando le enormi difficoltà di gestire la cosa pubblica in un paese tendenzialmente in declino, dotato di un sistema disarticolato e non performante, oppresso da corporazioni e vecchi blocchi di potere. Da allora, per intenderci, mi è capitato finanche di intenerirmi con il Conte 2 (con il Conte 1 gialloverde persino il mio mood governista era venuto meno) alle prese con l’emergenza pandemica.

A maggior ragione capisco le ragioni di chi governa oggi, nel mondo nuovo in tumulto, alle prese con colossali novità (a partire dal ciclone trumpiano) di cui è letteralmente impossibile prevedere gli sviluppi e le conseguenze. Con un tendenziale governismo, se volete, mi illudo di contrastare il più becero e diffuso senso comune populista, per cui la prima cosa di successo che puoi dire in un bar o su un social è prendersela con chi sta in alto, con chi comanda. Insomma con gli altri, i quali – dice il cretino dilagante – stanno al potere per farsi i cazzi loro e fottere i poveri cristi, che hanno a loro disposizione le sole armi della ribellione, della protesta, del mugugno.

Far valere le buone ragioni

Tutte sciocchezze: chi non è contento dello stato delle cose esistenti, a qualsiasi livello, deve semplicemente organizzarsi e attrezzarsi per fare valere le buone ragioni, convincendo gli interlocutori della loro forza. Sono i princìpi basilari che, nel mio piccolo, ho applicato educando due figli, di cui non ho mai accettato lamentele e scuse, accampate per presunte ingiustizie o inadempienze di un professore incapace o di un datore di lavoro prepotente. Princìpi che, ancor di più, penso debbano valere in ambito pubblico e politico.

Le risposte ipocrite e i soliti bla bla

Ha senso, per esempio, prendersela con la Meloni perché tiene “un piede in due scarpe”, e non assume posizioni più coraggiose sulle scelte cruciali di questi tempi, si parli di rapporti con Trump, di riarmo dell’Europa o di truppe italiane in Ucraina? Certo, potrebbe averlo un senso, se chi si oppone al governo dicesse parole chiare, inequivoche sui grandi nodi da sciogliere. Più duri con Trump e con le sue mattane? D’accordo, ma a condizione che la vecchia Europa si attrezzi per costruire un hub globale alternativo, competitivo, innanzitutto a partire dalla sua sicurezza interna e da sistemi di difesa adeguati. Cosa che la von der Leyen sta cercando di fare, mobilitando con ReArm Europe 800 miliardi di euro in quattro anni. Se però la risposta a questo sforzo è balbettante e ipocrita – il piano non va bene perché toglie risorse alle disuguaglianze, e via con il solito bla bla – allora mi costringete a preferire una premier che tiene un piede in due scarpe ad una opposizione che abbaia inutilmente alla luna.