“Vivo la sofferenza confortato moralmente e spiritualmente dalle tante persone che quotidianamente hanno inondato me e la mia casa di un’umanità e dolcezza che va oltre misura e immaginazione. Vivo la sofferenza per l’immane tragedia che ha colpito la mia famiglia, e la consapevolezza del nuovo inizio che mi attende, nel fervido desiderio di provare a trasformare l’ingiusto evento in bene assoluto”. Sono queste le parole di Vittorio Pisano, il papà di Giulia e Alessia, le sorella di Castenaso travolte dal treno ad alta velocità nella stazione di Riccione.
Il dolore per la perdita delle figlie è gande e lui le affida a una lettera pubblicata da Repubblica. “Non c’è stato un giorno in cui non le abbia accompagnate e riprese da scuola, almeno questo mi rimarrà per sempre, quello che ho vissuto con loro”. E vissuto per loro, soprattutto da quando si era separato, “non volevo che soffrissero”. Alessia avrebbe compiuto 15 anni a Ferragosto, Giulia 17 il 30 settembre. Per il papà le giornate erano scandite in virtù delle sue “bambine”, anche quando anadavano a ballare in Riviera come tanti altri coetanei. “Andavo sempre a prenderle, tutte quante, prendevo un albergo se necessario quando andavano a ballare in Riviera”, accompagnando a casa anche le amiche.
Quel sabato sera era molto stanco e forse anche per questo le figlie erano riuscite a convincerlo a farle andare a ballare con il treno. Sarebbero tornate da sole all’alba. Il papà non avrebbe voluto, voleva andare lui a prenderle come sempre aveva fatto ma poi non si era sentito bene, aveva raccontato poco dopo il drammatico incidente. Un dolore enorme che toglie il respiro. Nonostante tutto il grande tribunale dei social non lo ha risparmiato e lo ha accusato di aver lasciato sole le ragazze.
Durante i funerali delle due ragazze, il parroco Don Giancarlo aveva invitato al rispetto e al silenzio: “Basta vociare, si sentono tutti maestri”. Ora il papà che fin ora si era chiuso nel suo dolore, con la lettera desidera condividere la sua volontà che dalla morte di Alessia e Giulia nasca solo del bene. “È per questa ragione che non riesco a nutrire rancore, rammarico o amarezza dall’inconsulto vociare continuo e costante che si è scatenato all’indomani della tragedia. Ringrazio tutte le persone che hanno espresso un pensiero per me e la mia famiglia. Tutti indistintamente”.
Il pensiero va anche a tutti «coloro che hanno espresso giudizi severi verso la mia persona», continua la lettera. “Sono convinto che ognuno di loro possa trarre insegnamento per la vita che verrà. Vorrei che da questa disgrazia, da questa immensa perdita, si possano trarre nuove energie per plasmarla in amore puro. Affinché da questo vuoto, da questa banalizzazione del male, dal cinismo della disperazione, possa nascere e crescere rigoglioso l’amore verso il prossimo; uno spirito nuovo che possa infondere nella comunità speranza e fiducia. Perché le bimbe, le mie bimbe, le nostre bimbe, i nostri angeli, non siano arrivati in cielo invano”.
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