Europa al centro
Gli Stati Uniti d’Europa ripartono da Milano. Il ricordo del percorso suggerito da Draghi

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Europa è stata pressoché unanime nel condannare l’aggressione russa ma non è stata in grado di condurre nessuna iniziativa o proposta perché sprovvista di un esercito e di una politica estera unitaria. Il vecchio ordine mondiale, quello che ha permesso l’integrazione europea, si reggeva sul libero commercio globale come motore della prosperità e sulla protezione militare e tecnologica garantita dagli Stati Uniti. Nell’ordine mondiale che si sta ora delineando, con il riorientamento della politica estera americana verso quadranti geograficamente lontani dall’Europa, le complessità non possono essere gestite efficacemente dalla dimensione nazionale, ma vanno affrontate con una visione trasformativa dell’Europa, centrata su un’azione federale negli investimenti, nell’industria e nella governance.
La strada a due velocità
Gli Stati Uniti d’Europa sono la più solida possibilità di futuro del nostro continente: sono funzionali a evitare la marginalizzazione geopolitica, ad assicurare prosperità, autonomia e coesione sociale nel lungo periodo. Va ripensato il carattere fortemente intergovernativo che qualifica il funzionamento dell’UE, estendere il voto a maggioranza qualificata a più ambiti e permettere a gruppi di Stati membri di procedere con progetti comuni in caso di stallo decisionale. Percorrendo la strada dell’Europa a due velocità, come peraltro avvenuto in occasione dell’introduzione dell’euro, con un gruppo di Stati disponibili su temi specifici, si potrebbe passare a un governo politico a livello federale dotato di un mandato e di poteri definiti e circoscritti per legge. Temi che devono riguardare la politica estera e la difesa, la transizione ecologica e digitale, l’immigrazione e il bilancio basato sulle risorse europee.
La difesa comune
Con un proprio bilancio federale, l’Unione si doterebbe di uno strumento fondamentale al fine di permettere l’efficiente allocazione delle risorse, interventi puntuali e tempestivi sui temi essenziali della vita pubblica e dell’economia, evitando che le fonti di finanziamento siano ripartite tra l’UE e i livelli nazionali con processi decisionali lunghi, laboriosi e l’intervento di molteplici attori. La difesa comune permette di realizzare investimenti a favore della deterrenza, dell’organizzazione e dell’efficienza. La forte componente della dimensione immateriale dell’Industria militare, l’alta e crescente intensità tecnologica degli investimenti si traduce in sicurezza delle reti, in un fattore di innovazione per l’intero sistema economico, in processi di digitalizzazione con benefici evidenti per l’industria civile, lo sviluppo economico e il benessere.
Il percorso suggerito da Draghi
La stessa cybersicurezza non è una questione militare ma sistemica. Nell’infrastruttura tecnologica, nei nuovi territori strategici da presidiare, cloud, intelligenza artificiale, data center, semiconduttori, standard industriali, sistemi di pagamento, l’Europa è drammaticamente in ritardo. Occorre coniugare la visione regolatoria al protagonismo industriale, l’economia sociale di mercato, lo stato di diritto e la democrazia liberale, i tre pilastri su cui si regge il progetto europeo, al controllo dell’infrastruttura tecnologica evitando ingerenze da parte delle big tech extra UE. Draghi ha suggerito il percorso: un bilancio federale per la tecnologia, dedicato allo sviluppo di tecnologie strategiche, strutturato come investimento sovrano in beni pubblici europei; un fondo strategico per l’Intelligenza Artificiale, con un modello europeo open source, addestrato su basi culturali europee, gestito con supervisione pubblica, e destinato ad applicazioni civiche, sanitarie, educative e giudiziarie.
Il percorso
La transizione tecnologica comporta disagi per i lavoratori, il fondo strategico dovrà garantire ai lavoratori il diritto all’istruzione e alla riqualificazione, consentendo loro di adattarsi ai nuovi ruoli richiesti dal mercato del lavoro. Il modello sociale europeo, il sistema del welfare fondato su livelli di protezione sociale e di ridistribuzione non negoziabili sarà reso sostenibile dall’accrescimento della produttività totale dei fattori che solo la transizione tecnologica sarà in grado di assicurare. Il percorso è tracciato la visione strategica pure. Ora diamone esecuzione.
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