Legge di Bilancio 2020
Governo incassa via libera a manovra tra le proteste

Via libera, all’alba della Vigilia di Natale, alla legge di Bilancio 2020. Intorno alle cinque del mattino, la Camera approva la prima manovra giallo-rossa con 312 voti favorevoli e 153 contrari. L’ok definitivo arriva dopo una seduta fiume cui le opposizioni costringono la maggioranza, discutendo fino all’ultimo minuto utile gli oltre 400 ordini del giorno presentati.
In Aula non mancano i colpi bassi. E le fibrillazioni sono spesso interne alla maggioranza. È così, ad esempio, quando la senatrice M5S Barbara Lezzi attacca Teresa Bellanova, accusandola di aver distratto fondi destinati ai coltivatori vittima di xylella. La ministra dell’Agricoltura rispedisce seccamente le accuse al mittente: “È una distrazione di intelligenze, non di fondi”, replica. Altro caso tutto interno alla maggioranza: i deputati di Iv votano a favore di un ordine del giorno contro lo stop della prescrizione, poi comunque bocciato.
A pochi minuti dal voto finale sulla Manovra. Mentre stava intervenendo Leonardo Donno di M5S, i deputati di Fdi hanno esposto uno striscione con la scritta “M5S parlava di rivoluzione, ora pensa solo a mangiare il panettone”. Federico Mollicone, tra i deputati Fdi che ha mostrato lo striscione, è salito sui banchi e il presidente Roberto Fico lo ha espulso. Mollicone dapprima ha fatto resistenza, poi è stato accompagnato fuori dall’Emiciclo dai commessi mentre la maggioranza ha urlato “Fuori, fuori!”.
Alle 4.43, comunque, la manovra 2020 diventa legge. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte assiste al voto in aula, poi, qualche ora dopo esulta sui social: “In 100 giorni: meno tasse per i lavoratori, più soldi per famiglie, Comuni, vigili del fuoco, sanità, incentivi alle imprese. Crescita, sostenibilità, ambiente, welfare, lotta all’evasione fiscale: con fiducia guardiamo al futuro dei cittadini”, scrive.
Parla di “buona” legge Luigi Di Maio che assicura: “Nessuna stangata in arrivo, niente di tutto questo, nonostante le opposizioni in queste settimane abbiano urlato falsità. Ma le chiacchiere le lasciamo agli altri…”. Guarda ai prossimi impegni Roberto Gualtieri: “Il decreto attuativo della prima tranche di riduzione delle tasse, con il taglio del cuneo fiscale, sarà varato entro gennaio dopo un dialogo con le forze sociali e produttive”, assicura il ministro dell’Economia.
La ritrovata unità d’intenti però riguarda solo la legge di bilancio. Restano, infatti, le distanze interne alla maggioranza sulla norma inserita nel decreto Milleproroghe approvato ‘salvo intese’ sabato scorso, che riguarda le concessioni autostradali. Conte prova a mettere le cose in chiaro. “Non credo affatto che le norme introdotte nel decreto Milleproroghe creino problemi al sistema” delle concessioni autostradali, “anche perché non abbiamo disposto la revoca o la decadenza di nessuna concessione. Introduciamo un regime più uniforme e trasparente”. “Non si potranno più applicare, tuttavia – sottolinea – norme di favore come quelle invocate da Atlantia, che anche in caso di grave adempimento pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi. Non lo permetterò”.
Anche la ministra dei Trasporti Paola De Micheli parla di maggiore trasparenza: “Nessun esproprio proletario. Nessuna nazionalizzazione o vendetta. Vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti”, chiarisce, sottolineando come solo a gennaio verrà presa la decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade. Chi non ha dubbi è invece Luigi Di Maio: “Abbiamo 43 vittime, delle famiglie che ancora piangono, indagini e perizie che ci dicono che Autostrade non ha provveduto adeguatamente alla manutenzione del ponte Morandi nonostante fosse a conoscenza dei rischi. È gravissimo, non c’è altra soluzione alla revoca della concessione, mi sembra evidente”. Resta sulle barricate Matteo Renzi che ad autostrade dedica “l’ultimo messaggio politico prima degli auguri”. “Punire i responsabili del crollo del ponte è doveroso! Fare leggi improvvisate che fanno fuggire gli investitori internazionali è invece un autogol: niente è più pericoloso del populismo normativo. Ne parleremo a gennaio”, avverte.
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