La pandemia influisce sulla vita di tutti e anche sulle donne in gravidanza o in allattamento. Un periodo della vita già complesso di per se e che il Covid ha reso ancora più complicato. Ma niente paura: la gravidanza e l’allattamento continueranno ad essere il periodo più straordinario per la vita di una donna con qualche differenza a cui bisognerà adattarsi. Il virus comunque non metterà a rischio la vita di mamme e bimbi. Ne è convinto Giuseppe Bifulco, Direttore Dipartimento Materno Infantile AOU Federico II Napoli, che ha risposto al Riformista ad alcune delle preoccupazioni più frequenti di neomamme e mamme.

Quali sono le complicanze per le donne in gravidanza durante la pandemia?
In caso di contagio, una donna in gravidanza ha un rischio maggiore di sviluppare complicanze rispetto a una donna non gravida: maggior rischio di sintomi respiratori, polmoniti e quindi ospedalizzazione. Inoltre, bisogna anche considerare che in corso di pandemia la donna può vedere modificato il suo percorso assistenziale. Ad esempio, in alcuni punti nascita non vi è la possibilità di avere il partner in sala parto e in altri si è anche ridotta la possibilità di accesso all’analgesia epidurale.

Nel caso in cui la mamma in gravidanza contragga il Covid ci sono effetti sul bambino o sull’andamento della gravidanza stessa?
I dati scientifici sono rassicuranti per quanto riguarda gli effetti dell’infezione sul feto. Non sembra esserci, o sembra molto remota, la possibilità di trasmissione verticale, il passaggio cioè dell’infezione da mamma a feto tramite la placenta, cosa che avviene invece con altre infezioni virali come quella da Rosolia. Anche nel caso di infezione neonatale, quindi infezione contratta al momento del parto o nei primi giorni di vita, il decorso è nella quasi totalità dei casi benigno e asintomatico. Le conseguenze dell’infezione sulla gravidanza, quindi, vanno ricercati soprattutto sugli effetti materni della patologia. Come detto, la donna gravida ha più possibilità di un decorso con sintomi importanti rispetto alla donna non gravida, e quindi più probabilità di ospedalizzazione e di ricorso a taglio cesareo anche in epoca pretermine.

Il Covid può influire sul parto?
L’infezione da COVID non è un’indicazione a dover effettuare un taglio cesareo. Tuttavia, l’infezione influenza il parto in diversi modi. Prima di tutto la donna in molte regioni è costretta a partorire in HUB di riferimento e quindi può vedersi modificato il setting del parto anche all’ultimo momento. Dovrà partorire, inoltre, assistita da personale medico e ostetrico che utilizza gli appositi dispositivi di protezione, cosa che può influenzare l’esperienza della donna dal punto di vista psicologico, andando ad ostacolare il rapporto umano che normalmente si instaura tra partoriente e personale che la assiste.

Al parto viene effettuato un test al bambino per sapere se ha contratto il Covid?
A tutti i neonati nati da mamme positive al COVID al momento del parto viene effettuato un tampone molecolare per la ricerca dell’infezione. Inoltre vengono prelevati dei campioni ematochimici e placentari.

Se una donna partorisce ed è già positiva al Covid, lo sarà anche il bambino?
Come detto in precedenza, i dati scientifici, ad oggi disponibili, sono rassicuranti per quanto riguarda gli effetti dell’infezione sul feto, in quanto non sembra esserci la possibilità di trasmissione verticale. Nel nostro centro, ad esempio, tutti i neonati nati da mamme positive al COVID (oltre 300 fino ad oggi) sono risultati negativi ai tamponi molecolari.

Quali consigli dare a una donna in gravidanza in tempi di pandemia per vivere bene questo momento delicato della vita in un periodo storico complesso come quello che stiamo vivendo?
La pandemia da COVID19 ha profondamente influenzato le nostre vite in tutti gli aspetti, da quelli sociali a quelli familiari. La gravidanza è un momento particolare nella vita di una donna dal punto di vista emotivo. In questo contesto la pandemia può andare a peggiorare quelle fisiologiche ansie che una gestante vive in corso di gravidanza. Il mio consiglio quindi è cercare di vivere serenamente la gravidanza, che resta il momento più bello della vita di una donna, ma al contempo rispettare sempre quelle misure, come il corretto utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale, efficaci per ridurre il rischio di contagio.

Nelle zone in cui è possibile fare visita a casa a parenti e amici, dopo il parto è consigliabile consentire l’ingresso nella propria casa per far conoscere il bimbo appena nato?
Il mio consiglio è sempre quello di rispettare le norme vigenti, quindi indossare la mascherina, adeguata igiene delle mani ed evitare assembramenti.

Si può allattare se positive al Covid? Possono esserci effetti sul bambino?
Le donne positive al COVID possono allattare al seno e non è necessario allontanare il neonato dalla mamma. L’allattamento al seno si associa a tantissimi benefici per il piccolo, e ad oggi sappiamo anche che la mamma che sviluppa anticorpi a seguito dell’infezione, passerà gli stessi, attraverso il latte, al neonato proteggendolo.

Una donna in gravidanza o allattamento può vaccinarsi contro il Covid?
Per quanto riguarda la gravidanza ad oggi abbiamo numerosi dati sulla sicurezza dei vaccini a mRNA (Pfizer o Moderna), e pertanto questo tipo di vaccino è indicato in corso di gestazione. Per quanto riguarda i vaccini a virus vettore (Astrazeneca, Johnson and Johnson, Sputnik V) abbiamo ancora pochi dati per poterci esprimere con sicurezza. In ogni caso parliamo di vaccini che non contengono il coronavirus ma un virus diverso, innocuo per le donne gravide. Invece, per quanto riguarda l’allattamento, nessun tipo di vaccinazione contro il COVID19 è controindicato.

Consiglia il vaccino alle sue pazienti?
Per le pazienti che rientrano nelle categorie per le quali ad oggi è indicato il vaccino, lo consiglio. Ovviamente ogni caso va valutato a sé, considerando anche la storia clinica e anamnestica della gestante e il suo rischio di contagio.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.