È un vaccino che potrebbe cambiare nettamente le sorti della campagna vaccinale perché per la sua efficacia è necessaria una sola dose e non ha bisogno di particolari precauzioni d’uso come i grandi frigoriferi necessari per gli altri. Parliamo del vaccino Johnson&Johnson, dalla controllata Janssen Pharmaceuticals, appena approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti. In Italia non è ancora stato autorizzato ma l’arrivo delle fiale permetterebbe un’accelerazione importante verso l’immunità di gregge. Una delle cause del ritardo è anche la necessità della doppia dose dei vaccini attualmente in uso, Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

COME FUNZIONA – È detto “vaccino a vettore virale” perché si si basa su vettori derivati da adenovirus di stereotipo 26 (Ad26). Gli adenovirus sono una nota categoria di virus responsabili di una vasta gamma di patologie, la maggior parte delle quali molto gestibili. Possono essere sfruttati anche come “trasportatori” di materiale genetico di qualsiasi genere all’interno di cellule bersaglio. E per questo motivo sono utilizzate come vaccino anti-covid.

Grazie allo sviluppo della tecnologia AdVac, Janssen è riuscita a realizzare in laboratorio alcune tipologie di adenovirus “sintetici” capaci di trasportare DNA nel torrente circolatorio, entrare nelle cellule, penetrare nel nucleo delle cellule ed integrare l’informazione genetica all’interno dello stesso. Una volta fatto questo, il nucleo potrà “trascrivere” le informazioni e dare vita all’mRNA alla base della sintesi delle proteine “target”, in questo caso rappresentate dalla famosa proteina Spike (proteina S). La proteina S, una volta sintetizzata, andrà ad esporsi sulla superficie esterna della membrana cellulare (sia in forma completa che “frammentata”), dando così il via a tutta la catena responsabile dello sviluppo dell’immunità. Una volta compiuta la sua “missione” l’adenovirus si disintegra da solo senza lasciare traccia.

IL MONODOSE – Per essere attivo è necessaria una sola dose, al contrario degli altri vaccini attualmente in uso in Europa. Ma su questo sono attivi studi per capire se una sola dose possa bastare e se la sua protezione durerà quanto gli altri vaccini o sarà necessario il richiamo.

EFFICACIA – Che il vaccino sia efficace è stato ampiamente testato. Molti degli studi sono stati effettuati in Sudafrica, uno dei paesi da cui è partita una delle spaventose varianti attualmente in circolazione. Dagli studi emerge che nessuno dei quasi 20.000 soggetti vaccinati (lo studio è stato effettuato su 39321 soggetti, la metà dei quali ha ricevuto una dose placebo) è andato incontro ad ospedalizzazione né è deceduto a causa della malattia. Quindi un’efficacia pari al 100% contro l’ospedalizzazione e la morte conseguente ad infezione da SARS-CoV-2: esattamente il risultato che si richiede al vaccino. Forme blande di contagio possono avvenire ma senza gravi conseguenze.

EFFETTI COLLATERALI – Anche riguardo agli effetti collaterali, il vaccino non presenta criticità: gli effetti sono stati lievi e moderati, comuni ad altri vaccini, come dolore sul sito della puntura, mal di testa, nausea e dolori muscolari, e affaticamento e sono durati in media 1-2 giorni.

VANTAGGI – Il vaccino Ad26.COV2.S è basato su DNA, la cui doppia elica e le intrinseche caratteristiche chimiche di base fanno sì che questa tipologia di vaccino sia più resistente. È questo il motivo per cui il prodotto in oggetto non necessita di temperature eccessivamente basse per lo stoccaggio e la distribuzione, cosa che invece accade per i prodotti (Pfizer e Moderna) con alla base RNA. Il vaccino, distribuito in flaconcini da 2,5 ml (le dosi saranno 5 per flaconcino, dunque 0,5 ml per singola dose, da somministrare per via intramuscolare), deve essere conservato tra i 2°C e gli 8°C; una volta estratto dalla confezione principale, il prodotto può rimanere fino a 12 ore a temperature comprese tra i 9°C e i 25°C (a patto di proteggerlo dalla luce diretta) mentre una volta “aperto” il flaconcino, questo può rimanere fino a 6 ore a temperature tra i 2°C e gli 8°C, arrivando a sopportare anche due ore di temperatura massima a 25°. Tutti questi elementi sono importantissimi se si considera che andiamo incontro all’estate.

LE AUTORIZZAZIONI – L’EMA lo ha già approvato in estate per il suo utilizzo contro l’ebola. È appena stato autorizzato negli USA per l’uso in emergenza dalla statunitense Food and Drug Administration e raccomandato alle persone di età pari o superiore ai 18 anni. Infatti, questo vaccino sarà il terzo a essere stato accettato negli Stati Uniti. L’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, potrebbe dare il suo via libera entro la prima metà di marzo.

DOVE VIENE PRODOTTO – Una produzione di vaccini che parte dal New Jersey e arriva in Belgio, passando dall’Olanda e dall’Itali. Il quartier generale è a New Brunswick, nella piana industriale dello Stato del New Jersey, a meno di 80 chilometri da New York, ma è tra Massachusetts e Europa che il vaccino è nato.
Tre sono i luoghi chiave: il centro di ricerca Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, dove i ricercatori hanno lavorato in sinergia con quelli del centro vaccini Janssen Pharmaceutical di Beerse, in Belgio, e del Centro biologico Janssen di Leiden, in Olanda, a cinquanta chilometri da Amsterdam. In questo triangolo si sono concentrate le tre fasi obbligatorie di sperimentazioni del vaccino sui volontari. Dopo la sperimentazione, la fase operativa potrebbe essere allargata anche all’Italia, nello stabilimento di Anagni della Catalent, in provincia di Frosinone. Questo almeno in alcune delle fasi di produzione.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.