Erano le 13 e venti minuti quando l’ex premier Giuseppe Conte, varcando il portone di Palazzo Madama, faceva scattare il corpo di guardia sull’attenti. Entra al Senato – dove nell’estate 2019 era caduto il suo primo governo, e dove il suo secondo si è arenato sull’ultima spiaggia di Ciampolillo – e subito gli va incontro Rocco Casalino. Scena d’altri tempi, ma non il momento della nostalgia: Grillo rischia di diventare ingestibile, la mediazione in corso tra gli avvocati avanza a fatica. Conte scortato da Casalino stringe mani a destra e sinistra. Ci saranno di lì a poco le dichiarazioni del premier Draghi e non sfugge a nessuno che a Conte piaccia l’idea di rubargli un po’ la scena.

Ci prova, e di fatto qualche testata è costretta a distaccare i cronisti che seguivano Draghi al seguito dell’assemblea dei senatori pentastellati. E i senatori convocati da Conte secondo i quattro ambiti (economia, giustizia, esteri, ambiente) sono di fatto sottratti al dibattito in aula. Davanti a Draghi il gruppo 5S compare sguarnito. I due passano in rassegna diversi senatori del gruppo, i capogruppo nelle commissioni. Poi ricevono Maria Antonietta Ventura, l’imprenditrice candidata alla Regione in Calabria che il M5S sostiene insieme a Pd e Leu. Gli uffici del gruppo M5S – dove si è insediato Casalino, autentico guru del contismo, ben oltre l’ufficio stampa – si trasformano nella war room del soggetto nascituro, la Rifondazione Contiana. L’avvocato del popolo si è presentato in quelle stanze con le carte in mano: fa circolare una bozza di funzionigramma, un prospetto che traccia la nuova organizzazione del soggetto politico.

Alle telecamere che ha incontrato davanti al Senato il leader in pectore del Movimento si era premurato di rassicurare che “non esiste alcuna rottura con Grillo”. Non sfugge però che il progetto che Conte è andato a presentare ai suoi stravolge completamente l’idea del Movimento come lo avevamo conosciuto; Conte lo chiama “partito light”, come una bevanda senza zucchero, ma le differenze sono sostanziali e darla a bere ai fedelissimi di Grillo non sarà facile. Sciorina le novità: ci sarà una netta divisione di compiti e funzioni, una sorta di ‘consiglio nazionale’ e una articolazione in diversi rami: politico, di garanzia e amministrativo. Uno Statuto nuovo, un tesseramento diverso, sezioni territoriali, comitati regionali e una sede nazionale a Roma, nella centralissima piazza Borghese che ha, tra gli altri, il pregio di trovarsi a cento metri dall’abitazione romana del leader in pectore. Un partito Conte-centrico, a leggere tra le righe. Tanto che ancora prima che l’ex premier sciogliesse le righe, arriva la notizia che Beppe Grillo è in marcia verso Roma. A sorpresa. E fa sapere che oggi incontrerà i parlamentari del M5S, separatamente alla Camera e al Senato e “senza la presenza di Giuseppe Conte”.

Grillo, è noto, non manda giù il demansionamento in arrivo. Vorrebbe conservare i “superpoteri” ma anche l’autonomia, i privilegi ma anche la sua libertà. Capra e cavoli che l’avvocato del popolo non è più disposto a concedergli. Nello Stato maggiore del Movimento si diffonde il panico. «Non abbiamo notizie». «Brancoliamo nel buio. Nessuno sa cosa viene a fare domani Beppe Grillo, perché ha fatto convocare queste due assemblee separate di deputati e senatori». «Non si può escludere che la stagione della “rifondazione” affidata a Giuseppe Conte sia già finita». Questi sono gli umori di alcune delle fonti che fanno riferimento a varie anime del Movimento 5 stelle, fra Parlamento e Governo, dopo la notizia che il garante e fondatore del Movimento ha chiesto di incontrare i parlamentari in due riunioni separate nel cui ordine del giorno non è prevista la presenza del leader in pectore.

In tv il presidente della Camera Roberto Fico aveva azzardato una battuta tranquillizzante: «Non c’è nessun partito di Conte, c’è solo un lavoro all’interno del M5S, c’è un dibattito al suo interno e va bene perché è sano». Vero, non c’è, ma ancora non si sa se ci sarà mai. I senatori ieri sera hanno perso la voglia di commentare, non metabolizzano il conflitto tra Grillo e Conte e soprattutto non hanno capito, in virtù della eventuale ricandidatura, da che parte converrebbe loro schierarsi. Sia come sia, oggi ne vedremo delle belle.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.