Ha Stato Israele
Guerra a Gaza, le verità alternative del Corsera e del direttore Fontana: Bibi non vuole la pace, Hamas sì e consegna fratellini Bibas in bare eleganti…

“Siamo alla negazione della verità e dei fatti”, alle “verità alternative”, denuncia il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, nel suo dialogo settimanale con i lettori. Una pratica, scrive, che “può mettere a rischio le democrazie”. Ma il direttore Fontana segnala che il rimedio esiste, ed è la stampa libera e professionale: “Cosa c’è di più bello di media seri, indipendenti e imparziali?”, conclude rasserenante.
Rinfrancato da questa inoculazione di fiducia sulla garanzia di trovare un po’ di sana verità affidandosi ai giornali fatti come si deve, il lettore della prestigiosa pubblicazione meneghina si imbatte dunque nel coevo pezzo a firma di Paolo Di Stefano. Il titolo (“Quegli spiragli che sono solo una speranza ingannevole”) spiega tutto: è l’affranto constatare che la pace sarebbe lì alle viste, ma i pochi spiragli che ne preconizzano l’imminente effettività si richiudono in faccia agli speranzosi per colpa dei soliti guastafeste.
Prendi la guerra di Gaza. Hamas – cui solo qualche malizioso imputa di averla cominciata – notoriamente vuole la pace e mille volte ne ha dato dimostrazione. Nel corso delle negoziazioni ha pervicacemente tenuto il punto della pace a tutti i costi senza mai dismettere i paramenti inoppugnabili delle proprie disponibilità conciliative. Per dire: anche quando hanno sparato nella testa di Hersh Goldberg e di altri cinque ostaggi, appunto durante uno dei tanti negoziati, i miliziani di Hamas restavano fedeli ai loro intendimenti pacifici ed era soltanto per forza delle cose – vale a dire il rischio che gli ostaggi fossero impunemente liberati dai sionisti – se i rapitori dovevano ricorrere a quella soluzione un pochetto spiccia.
Né, pur dopo quello spiacevole infortunio, si è mai registrato da parte palestinese anche un solo gesto avverso all’allargamento degli spiragli di pace. Si pensi a Kfir e Ariel Bibas, il lattante e il fratello di 4 anni rapiti il 7 ottobre e poi strangolati. Avrebbero potuto riconsegnarli in una cupa rassegna di facce vendicative, perché dopotutto erano di stirpe nemica quei due: e invece li hanno restituiti in due bare nere decisamente eleganti, con tanto di musiche e festeggiamenti ad allietare l’evento. Ma anche quello, come ogni altro, era l’indizio precario di una pace illusoria. E Perché? Perché “non si contano”, spiega Paolo di Stefano sul Corriere, gli spiragli “fatti saltare per aria da Netanyahu proprio mentre sono stati avanzati o un attimo dopo”. Una verità così pura da sopportare la doppia arditezza dello spiraglio che rispettivamente salta per aria o avanza.
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