La mediazione degli Stati Uniti ha portato ad una prima piccola svolta nella guerra civile in corso da due settimane in Sudan: un cessate di fuoco di 72 ore è stato firmato dalle due parti, da una parte le forze armate sudanesi (Saf) fedeli al presidente non eletto Abdel Fattah Durhan, dall’altra le milizie dell’Rsf, le Forze di supporto rapido del generale Mohammed Dagalo, il vicepresidente noto anche come Hemedti.

A confermarlo è stato il segretario di Stato Antony Blinken poco prima che la tregua entrasse in vigore dalla mezzanotte di martedì, con il cessate fuoco concordato arrivato “a seguito di intensi negoziati”.

Si tratta del terzo tentativo, questa volta andato a segno, di una tregua tra le due fazioni che si contendono il Paese, dilaniato da un confitto a fuoco che già provocato centinaia di morti.

Questo cessate il fuoco mira a stabilire corridoi umanitari, consentendo a cittadini e residenti di accedere a risorse essenziali, assistenza sanitaria e zone sicure, evacuando anche le missioni diplomatiche“, hanno twittato i paramilitari dell’Rsf, le milizie nate da una costola delle Janjaweed, il gruppo militare che che l’allora presidente Omar al-Bashir scatenò in Darfur.

A loro volta le forze armate sudanesi hanno affermato che rispetteranno il cessate il fuoco a condizioni che lo facciano anche i loro rivali dell’Rsf.

Alla base della guerra civile lo scontro politico tra Abdel Fattah Durhan e il suo vice Hemedti: i due governano il Paese con la giunta militare che nell’ottobre 2021 prese il potere con un colpo di stato. Da settimane però si accusavano reciprocamente con toni accesi sul futuro governo sudanese e sulla transizione verso un governo civile: ma il tema più forte di scontro era int realtà quello dell’unione dei miliziani dell’Rsf nell’esercito sudanese per creare una unica forza armata.

Dal Paese intanto prosegue la fuga dei cittadini stranieri. Le evacuazioni organizzate già dalla giornata di sabato hanno permesso il ritorno in patria di oltre 4mila persone, in gran parte ritornate nei principali paesi europei e negli Stati Uniti.

Per quanto riguarda il nostro Paese, sono già atterrati all’aeroporto militare di Ciampino 96 persone, tra cui 13 stranieri, a bordo di un Boeing 767 e di un C130.

Destino diverso invece per milioni di sudanesi che stanno cercando una via di fuga dal Paese, dove da giorni c’è grave carenza di acqua, elettricità, cibo e medicine. “Dobbiamo tutti fare tutto ciò che è in nostro potere per tirare indietro il Sudan dall’orlo dell’abisso“, ha detto il segretario generale dell’Onu Guterres.

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.